Nell’aprile 2022 Intel ha lanciato dei chip per il mining di criptovalute, una soluzione soprannominata “ASIC Intel Blockscale” che consentiva un hashing efficiente sul fronte energetico per reti proof-of-work. L’obiettivo, allora, era quello di “far progredire la tecnologia blockchain in modo responsabile”, rispettando gli obiettivi di sostenibilità a livello globale.
Il progetto sembra però essere giunto alla sua battuta di arresto, in quanto la stessa società di Pat Gelsinger ha dichiarato che i primi ASIC Blockscale commercializzati per il mining di Bitcoin sono giunti alla fase “end of life”, e non vi sono nuovi progetti da annunciare per il mondo crypto.
Intel saluta le criptovalute?
Alle pagine di Tom’s Hardware, difatti, Intel ha affermato che ora vi sono altre priorità, in particolare la strategia IDM 2.0:
“Poiché diamo la priorità ai nostri investimenti in IDM 2.0, abbiamo terminato il ciclo di vita dell’ASIC Intel Blockscale serie 1000 mentre continuiamo a supportare i nostri clienti.”
Per chi non lo sapesse, IDM 2.0 è una strategia di crescita per la produzione di dispositivi integrati, secondo la quale la società espanderà i servizi foundry e le sue fabbriche al fine di riconquistare la leadership assoluta nel settore dei chip.
Il mercato dei Bitcoin e delle criptovalute in toto sembra ormai distante dagli interessi del colosso statunitense, al contrario di quanto promesso proprio un anno fa. Ricordiamo, difatti, la seguente dichiarazione del direttore generale del gruppo blockchain di Intel, Jose Rios:
“Intel ASIC Blockscale giocherà un ruolo importante nell’aiutare le società di mining di Bitcoin a raggiungere obiettivi sia di sostenibilità che di scalabilità dell’hash rate negli anni futuri.”
Insomma, anche questa soluzione è caduta vittima del passaggio da un trend a un altro, dal boom delle criptovalute a quello dell’intelligenza artificiale. Non va escluso, in fondo, il trasferimento delle risorse economiche e digitali dal primo settore citato al secondo.