Stando a non meglio precisate fonti interne all’azienda, in queste settimane Intel Corporation ha deciso di ridurre in maniera massiccia il suo impegno nel settore del wearable computing . Dopo un investimento iniziale significativo, il colosso dei microprocessori avrebbe ora riconsiderato un impegno che non ha dato i frutti sperati .
Le fonti anonime evidenziano come già lo scorso novembre Intel avrebbe licenziato l’80 per cento dei dipendenti acquisiti assieme a Basis, azienda di smartwatch divenuta poi parte del segmento wearable interno alla corporation. Due settimane fa, dicono ancora le fonti, Intel ha infine deciso di chiudere in via definitiva il gruppo .
La dismissione delle ambizioni nel wearable computing è il secondo, grande abbandono di Chipzilla nei settori emergenti dopo la Internet delle Cose (IoT) e relativi micro-componenti computazionali (Galileo, Joule, Edson) pensionati il mese scorso , un passaggio che segna sia l’ insuccesso della corporation nella penetrazione di business diversi da quello delle CPU per computer x86 (su desktop e soprattutto server) ma anche la scarsa capacità espansiva di una tecnologia che doveva essere rivoluzionaria e invece colleziona chiusure e fallimenti a catena .
Intel aveva pensato in grande il suo debutto nel wearable partendo da un approccio modaiolo e improntato al lusso , ma la necessità di abbracciare le ultime novità di un mercato hi-tech che non si ferma mai hanno ridotto anche un colosso economicamente stabile come la corporation di Santa Clara a più miti consigli.
Archiviati (forse in via definitiva) i capitoli IoT e wearable computing, dicono sempre le fonti, Intel sarebbe ora intenzionata a investire fondi nel nuovo trend della realtà aumentata . In attesa del prossimo fallimento e della prossima moda da inseguire.
Alfonso Maruccia