Un elaboratore può rilevare e riconoscere odori specifici? È la direzione in cui punta un progetto di ricerca condotto da Intel e Cornell University con l’obiettivo comune di dimostrare come il computing neuromorfico stia aprendo la strada alla cosiddetta scienza dell’olfatto.
Un chip può riconoscere gli odori?
La finalità è quella di arrivare un giorno a mettere a punto sistemi per il rilevamento elettronico capaci, ad esempio, di fiutare la presenza di esplosivi, narcotici, gas e agenti patogeni. Lo studio è stato pubblicato su Nature Machine Intelligence.
Al momento, durante la fase sperimentale del progetto, il chip neuromorfico Loihi di Intel è stato istruito per identificare sostanze chimiche pericolose sottoponendone alla sua analisi un solo campione e senza danneggiare la memoria contenente quelle riconosciute in precedenza. Queste le parole di Nabil Imam (nella fotografia qui sotto), Senior Research Scientist degli Intel Neuromorphic Computing Lab.
Stiamo sviluppando algoritmi neurali con Loihi che imitano ciò che accade nel cervello quando annusiamo qualcosa. Questo lavoro è il primo esempio di ricerca contemporanea che interseca neuroscienze e intelligenza artificiale e dimostra il potenziale di Loihi di offrire importanti abilità sensoriali dalle quali potranno trarre beneficio vari settori.
I risultati fin qui emersi sono incoraggianti: l’accuratezza è superiore rispetto a quella di altri metodi messi a punto con la stessa finalità, anche ricorrendo al deep learning.
Per capire quali prospettive potrebbero spalancare progetti di questo tipo, a quali applicazioni potrebbero dar vita nell’intersezione tra intelligenza artificiale e neuroscienza, rimandiamo alla lettura dell’articolo “Come un chip per computer riesce ad annusare senza avere il naso” pubblicato sul blog ufficiale di Intel, mentre nel filmato in streaming qui sopra una spiegazione di cos’è il computing neuromorfico: il tentativo di istruire un elaboratore a pensare e processare dati in modo simile a quello in cui opera il nostro cervello.