La strada verso il risanamento economico, anche attraverso una profonda ristrutturazione logistica delle proprie attività, per AMD potrebbe farsi più complicata del previsto. Secondo quanto sostenuto dai rappresentanti dell’azienda di Sunnyvale la rivale storica Intel, che da anni condivide con la stessa AMD una serie di brevetti tecnologici grazie a un accordo di cross-licensing , metterebbe in discussione l’inclusione dello spin-off Foundry in questo patto: mettendo in seria difficoltà l’eventuale futura implementazione di CPU allo stato dell’arte nelle fab della concorrenza.
La faccenda, che si trascina da giorni, ha avuto inizio la scorsa settimana quando sui media ha fatto capolino una comunicazione inviata da AMD a SEC (l’organismo che controlla la Borsa statunitense) in cui il produttore rendeva noto di aver ricevuto una missiva da parte di Intel relativa all’accordo di cross-licensing. Secondo quanto dichiarato da Drew Prairie per conto di AMD, il chipmaker – già alle prese con questa ristrutturazione, senza contare le riduzioni di personale – giudicherebbe “quella lettera come un altro tentativo del nostro competitor di creare incertezza mentre ci avviamo verso la chiusura della nostra Asset Smart (il nome dato da AMD all’operazione spin-off Foundry, ndr)”.
Secondo le ricostruzioni, Intel sarebbe scettica sulla possibilità che le attività di Foundry (società di cui AMD possederà una quota di minoranza di circa il 34 per cento) possano giovarsi delle stesse condizioni di accesso ai brevetti detenuti da AMD e che costituiscono un importante tassello del processo produttivo di una CPU moderna. Per questo, secondo quanto riportato, il chipmaker di Santa Clara penserebbe invece a una nuova negoziazione che consenta di addivenire a un nuovo accordo, questa volta tra Intel e Foundry, svincolato da quello con AMD.
Una prospettiva che complicherebbe non poco la vita di Foundry, e che costringerebbe probabilmente la neonata società ad una lunga trattativa che causerebbe un sostanziale ritardo nell’avvio effettivo delle proprie attività: al contrario, gli accordi già esistenti tra AMD e Intel dovrebbero essere ridiscussi solo nel 2011. Una possibilità economicamente preoccupante per AMD e soprattutto per i suoi nuovi soci mediorientali, e che metterebbe a dura prova le casse già esangui del secondo produttore di CPU consumer al mondo.
Intel, da parte sua, ha già fatto sapere di non aver nessuna intenzione di ostacolare la nascita di Foundry (che dovrebbe portare nelle casse di AMD 700 milioni di dollari pagati da Advanced Technology Investment, azienda parastatale di Abu Dhabi): “Intel non ha voluto né intende bloccare o in alcun modo frapporre difficoltà alla nascita di Foundry – ha riferito un portavoce di BigI – L’unica cosa che ci preoccupa sono i diritti di licenza (su brevetti, ndr)”. Inoltre, “Saremo certamente disponibili a discutere e a trovare una soluzione per risolvere il problema”: per questo, il chipmaker leader di mercato si sarebbe limitato a chiedere di incontrare AMD per discutere le prossime mosse.
Nonostante le dichiarazioni di ambo le parti, gli analisti sembrano concordi su un punto: in ballo non c’è semplicemente la nascita di Foundry, ma anche la più ampia querelle antitrust che coinvolge AMD e Intel ormai in tre diversi continenti (in USA, Europa e Asia) e il futuro del comparto CPU. In questo senso, secondo Craig Berger di FBR Group la mossa di Intel sarebbe ampiamente prevista: si tratterebbe di un argomento che potrebbe tornare molto utile in prospettiva futura. Più possibilista Brian Puccini di BMO Capital Markets , che tende a pensare che la mossa di Intel abbia più a che vedere con la strategia industriale nei confronti di un concorrente piuttosto che con eventuali risvolti giudiziari.
Luca Annunziata