Intel soffre le pene di un mercato dei PC in assestamento verso il basso comunicando dati trimestrali negativi. Santa Clara cala soprattutto sul fronte dei profitti, mentre per il futuro prossimo in nuovo CEO promette SoC, mobile e nuove opportunità di business. Per il secondo trimestre dell’anno fiscale, annuncia Intel , la corporation dei processori x86 ha incamerato ricavi per 12,8 miliardi di dollari: una riduzione del 5 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2012 ma una crescita del 2 rispetto al primo trimestre del 2013.
Per quanto riguarda gli utili, invece, Chipzilla ha registrare margini per 2 miliardi di dollari – meno 2 per cento rispetto al trimestre precedente ma soprattutto un crollo del 28 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Stando così le cose, è evidente come l’arrivo della nuova microarchitettura Haswell non abbia avuto effetti particolarmente positivi sul business dei semiconduttori di Intel, forse anche in virtù del poco tempo avuto a disposizione per farlo.
Scende (anno su anno) la divisione PC (-7,5 per cento), non cresce quella datacenter (prevalentemente CPU Xeon), ma il nuovo CEO Brian Krzanich dice di essere convinto delle opportunità di crescita che l’azienda ha ancora a disposizione. “Il mercato continuerà ad acquistare un ampio spettro di prodotti, ha dichiarato Krzanich, e Intel intende continuare a spingere le sue linee di prodotto principale – CPU Core di quarta generazione e Atom – con un’integrazione crescente in ottica SoC (System-on-Chip) per “creare i migliori prodotti per il segmento ultra-mobile del mercato in forte crescita”.
Ma a soffrire per la crisi economica e la declinante richiesta di nuovi sistemi informatici non è la sola Intel, visto che anche IBM – che con i PC domestici non ha nulla a che spartire da un po’ di anni a questa parte – ha chiuso il trimestre con il segno meno là dove più conta.
I risultati finanziari di Big Blue per il secondo trimestre del 2013 hanno segnato un -3,3 per cento nel fatturato annuale (24,9 miliardi di dollari), mentre i profitti sono calati del 17 per cento fino a 3,2 miliardi di dollari. La divisione mainframe di IBM è cresciuta dell’11 per cento, mentre quella dei sistemi server (Systems and Technology) è scesa di 11 punti. Risultati positivi anche per le divisioni Analytics (+11 per cento) e Smarter Planet (+25).
La riduzione del business dei server ha già portato IBM a liberarsi di una fetta significativa della sua forza lavoro, e per il futuro la corporation potrebbe pensare di liberarsi dei business che non rendono come dovrebbero nella stessa maniera in cui si liberò della divisione PC vendendola alla cinese Lenovo. Per il momento, comunque, IBM continua a dirsi fiduciosa sulle proprie capacità di raggiungere gli obiettivi già prefissati.
Alfonso Maruccia