Cala il sipario su Intel AppUp, il servizio che nella mente del chipmaker avrebbe dovuto rappresentare lo snodo per lo sviluppo dell’ecosistema dei netbook, con il suo ventaglio di applicazioni dedicate. Con la scomparsa dei mini computer viene meno anche uno strumento presentato in pompa magna quattro anni fa, ma che non è mai realmente decollato , tanto che gli scarsi numeri ottenuti ne sono la più illuminante testimonianza.
Eppure il servizio svelato in versione beta nel 2010 si prefiggeva di essere un’efficace risorsa non solo per i netbook, ma anche per smartphone e l’intera gamma di dispositivi con chip Intel. Uno store concepito , all’epoca, per promuovere sviluppo e diffusione delle applicazioni, foraggiato nel 2011 con un ulteriore investimento di 100 milioni di dollari, naufragato assai velocemente perché Intel non ha mancato la promessa di estenderlo al di fuori degli stessi netbook.
A decretare la fine del progetto AppUp, lanciato prima del Mac App Store di Apple, sono stati le molteplici soluzioni alternative capaci di soddisfare le rinnovate richieste degli utenti: da una parte l’avvento di soluzioni quali i Chomebook e gli Ultrabook, che restano un’ancora di salvezza per una fetta di pubblico con determinate esigenze, dall’altra l’ascesa dei tablet che continuano a macinare numeri (oltre 217 milioni di unità vendute nel 2013, per una crescita superiore al 50 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti).
La rapida evoluzione del mercato ha costretto perciò Intel a rivedere molte posizioni e con l’avvento dell’era Krzanich l’azienda sta cambiando velocemente direzione concentrandosi su nuovi versanti come i servizi cloud e la wearable technology. Nella nota rilasciata, l’azienda specifica che la chiusura di AppUp “consentirà di soffermarsi sulle prossime soluzioni innovative che trasformeranno il mercato hi-tech”. Per i (pochi) utenti di AppUp, Intel ha specificato che il servizio cesserà il prossimo 11 marzo, quando non si potranno più scaricare app e nessun nuovo contenuto verrà integrato, mentre è già attivo il canale per chiedere i rimborsi.
Alessio Caprodossi