Al recente IDF di San Francisco si è parlato tanto di computer ed elettrodomestici in grado di anticipare le reali esigenze dell’utente, grazie al riconoscimento del contesto e ad una maggiore interconnessione tra uomo e macchina.
Anche Pandora, Netflix e Google stanno lavorando per proporre soluzioni context-aware di questo tipo ed è ovvio che applicando una tecnologia fatta di algoritmi, sensori e archivi di dati ad un prodotto portatile che vive perennemente nelle tasche dell’utente, come lo smartphone, si potrebbe raggiungere un livello di utilità spaventoso. Quasi invadente.
Parlare di cellulare che legge nella mente non è però del tutto corretto. In questo caso specifico non si tratterebbe infatti di spiare gli impulsi elettrici provenienti dal cervello e tradurli in un linguaggio comprensibile per il calcolatore ma piuttosto di raccogliere ed elaborare preferenze e informazioni, per compilare un profilo globale dell’utente.
Fino ad oggi, del resto, le coordinate del GPS non hanno aiutato il dispositivo a capire qualcosa del suo proprietario, escludendo l’ubicazione della sua abitazione. E la rubrica interna si è limitata prevalentemente a ricordare gli appuntamenti con appositi promemoria. Ma lo smartphone di domani potrebbe anche consigliare delle alternative rispetto ai progetti iniziali del suo padrone, basandosi sulle preferenze registrate.
Combinando le informazioni dei sensori di movimento, con l’orario e la luce ambientale, il sistema incorporato nel telefono potrebbe ad esempio stabilire se l’utente sta riposando o se ancora è in giro in piena notte. Arrivando ad offrire suggerimenti per la serata.
Se il sabato sera è registrato in agenda come la “serata del pub”, il modulo GPS potrebbe magari richiamare la ricerca online per suggerire il locale più indicato, rispetto ai nostri gusti, oppure consigliarci di partire un po’ prima da casa, se l’appuntamento fissato si trova in una zona troppo distante o trafficata della città. Le possibilità di automatismo appaiono effettivamente infinite.
Durante l’IDF, Intel ha mostrato anche il prototipo di un PVA (Personal Vacation Assistant) portatile che, basandosi sulle preferenze di viaggio personali, con luoghi preferiti registrati e esperienze precedenti giudicate, può offrire diversi spunti interessanti ai turisti.
Qualcosa si era già visto , in questo senso, ma durante la convention il discorso relativo agli input è stato allargato a tutte le informazioni utili che riguardano habitat e abitudini. Solo così i dispositivi del futuro potranno arrivare a leggere, davvero, nelle nostre intenzioni.
Roberto Pulito