Intel ha pubblicato i risultati economici raggiunti nei primi tre mesi dell’anno, numeri che confermano le previsioni che l’azienda aveva diffuso un mese addietro e danno corpo alle stime delle società di analisi sulla riduzione nel numero di sistemi informatici commercializzati nel trimestre.
Tra gennaio e marzo 2015, Intel dice di aver incamerato ricavi per 12,8 miliardi di dollari, un valore inalterato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; i guadagni operativi, invece, salgono del 4 per cento anno su anno fino a 2,6 miliardi di dollari.
La divisione “Client Computing” di Intel – vale a dire i PC consumer propriamente detti – è quella che prevedibilmente soffre di più , con vendite per 7,4 miliardi di dollari e un calo dell’8 per cento anno su anno; risultati invece positivi per il business Data Center Group (3,7 miliardi di dollari e +19 per cento) e decisamente incoraggianti quelli del gruppo Internet of Things (533 milioni di dollari e +11 per cento rispetto anno su anno).
Il PC è morto, recita il solito mantra dei fanatici dell’era post-PC, ma per Intel il PC è tutt’altro fuorché finito: l’evoluzione tecnologica dei microprocessori non si ferma, presto arriverà la sesta generazione di CPU Core (microarchitettura “Skylane” a 14nm) e Chipzilla si aspetta di incamerare risultati migliori sul fronte consumer nella seconda parte dell’anno.
Per quanto riguarda la Internet delle Cose, infine, Intel si aspetta grandi cose dal futuro ma ha apparentemente deciso di fare tutto da sola: la supposta acquisizione di Altera , produttore di PLD e chip SoC che a Santa Clara sarebbe costato più di 10 miliardi di dollari, si è conclusa con un nulla di fatto .
Alfonso Maruccia