Intel ha comunicato i risultati finanziari per l’ultimo trimestre e quelli totali per l’anno fiscale, un mix di buone performance e cattive notizie che vanno di pari passo con il pessimo andamento del business dei PC puntualmente registrato dalle principali società di analisi. Il futuro, come al solito, è roseo.
Nel complesso, il 2015 di Intel si è chiuso con ricavi totali di 55,4 miliardi di dollari e un -1 per cento rispetto al 2014, con utili netti pari a 11,4 miliardi di dollari e -2 per cento in confronto all’anno scorso; per quanto riguarda l’ultimo trimestre dell’anno, Intel dice di aver incamerato un fatturato “record” pari a 14,9 miliardi di dollari (+1 per cento) e profitti per 3,6 miliardi (-1 per cento).
Prevedibilmente, passando ad analizzare le performance dei diversi business della corporation, la divisione Client Computing Group (PC consumer e relative CPU) è quella che è andata peggio con un declino dell’8 per cento – un risultato perfettamente allineato al declino del mercato PC nel suo complesso. Positivi, invece, i trend per la seconda più grande divisione della corporation (server e data center) con un +11 per cento anno su anno e un +7 per cento per i chip della Internet delle Cose.
Ferma restando situazione per i PC di ogni ordine e grado, Intel e il CEO Brian Krzanich dicono che la strategia evolutiva messa in atto per rispondere meglio alle esigenze di mercato sta funzionando.
Presto, entro il primo trimestre dell’anno appena iniziato, arriveranno anche i prodotti capaci di integrare la tecnologia di chip programmabili acquisita da Intel assieme ad Altera . Le prime offerte riguarderanno unità ibride contenenti sia le CPU x86 di Santa Clara che i processori FPGA di quest’ultima.
Alfonso Maruccia