I chip Many Integrated Core annunciati da Intel non esistono soltanto sulla carta. Da qualche mese l’azienda ha già distribuito alcune di queste soluzioni ibride, composte da 32 core x86 a 1,2 GHz ciascuno, ad un selezionato numero di sviluppatori. E si prepara a ridefinire il concetto di high performance computing .
Nel corso dell’ultimo SC10 di New Orleans, dedicato ai supercomputer, Intel ha mostrato per la prima volta al pubblico la potenza del many-core Knights Ferry, versione di sviluppo dell’ambizioso chip destinato ai centri di ricerca, chiamato Knights Corner, che arriverà ad avere oltre 50 core Xeon.
Nella demo “Ferry” organizzata per i presenti, i 32 core x86, la cache L2 condivisa da 8 mega e i 2GB di memoria GDDR5 sono stati messi al servizio di elaborate simulazioni finanziarie, effettuate con il “metodo Montecarlo”, e con un generatore di immagini cliniche dedicato alla risonanza magnetica. In entrambi i casi, i risultati ottenuti sono stati due volte superiori alle prestazioni dalla tecnologia Intel di precedente generazione.
Purtroppo, il gigante di Santa Clara non ha fornito un vero e record numerico da scrivere sulla lavagna e infatti, al momento, non è ancora possibile sapere la quantità di GigaFLOPS (o Teraflop) che questa soluzione MIC può arrivare a processare. E non si capisce neppure se la moltiplicazione dei nuclei di calcolo riesca o meno a far quadrare i consumi.
Oltretutto, dato che il Knights Ferry a 32nm non è un prodotto commerciale ma una piattaforma di sviluppo, le sue prestazioni potrebbe differire parecchio da quelle del futuro Knights Corner, prodotto con tecnologia a 22nm. Si tratta in ogni caso di una architettura molto interessante, capace di fornire performance fantascientifiche in uno spazio ridottissimo.
Roberto Pulito