Intel sta cercando di far compiere l’ennesimo passo avanti a tutto il settore mobile, integrando il wireless in un chip. Insistere su combinazioni di questo tipo e miniaturizzare l’hardware sempre di più aiuterà i dispositivi portatili a contenere peso, consumi e costi di fabbricazione, dicono a Santa Clara. E, soprattutto, tenere viva la celebre “legge di Moore” che prevede il raddoppio dei transitor contenuti nei chip ogni 18 mesi.
Il progetto del SoC Rosepoint è ancora in fase embrionale ma i tecnici dell’azienda hanno sostanzialmente affiancato un chip WiFi “digitale”, che trasmette sulla banda dei 2.4 GHz, ad un Atom dual-core: CPU a basso consumo realizzata con processo produttivo a 32 nanometri.
L’uso di chip RF digitali, rispetto ai classici modelli analogici, consente di ridurre notevolmente gli ingombri ma per eliminare le interferente nel SoC è stato necessario schermare il più possibile le emissioni. Il compromesso ottenuto è “buono” ma la stessa Intel ammette che i margini di miglioramento non mancano. In una fase successiva del lavoro si proverà anche a scendere sotto i 32 nm.
È comunque scontro aperto con la tecnologia ARM su cui si basano prodotti mobile come il Qualcomm S4 . Potente system-on-a-chip con supporto alle reti LTE e al WiFi Display , indirizzato ai prossimi tablet con Android e Windows 8.
Roberto Pulito