La lunga indagine in materia di antitrust che ha visto coinvolte la Commissione Europea e Intel si è finalmente conclusa: il più grande produttore di microprocessori del mondo ha perso , ricevendo una sanzione pecuniaria da record e soprattutto l’imposizione di cambiamenti radicali nel suo modo di fare business. I commissari europei hanno ravvisato pratiche illegali e anticompetitive in quello adottato sino a oggi.
Le anticipazioni già parlavano di megamulta e decisioni censorie della Commissione, e megamulta alla fina è stata: il commissario europeo per la concorrenza Neelie Kroes ha sanzionato Intel per 1,06 miliardi di euro (1,44 miliardi di dollari) per abuso di posizione dominante e competizione sleale nei confronti del rivale diretto Advanced Micro Devices. Nelle parole di Kroes, Intel “ha usato pratiche anticompetitive illegali per escludere il suo unico competitor e ridurre la scelta dei consumatori – e l’intera vicenda riguarda proprio questo punto”.
Nella sua decisione la UE ha stabilito che Intel è colpevole perché ha usato surrettiziamente le sue campagne di sconti concessi ai produttori OEM, è colpevole perché ha pagato con denaro sonante i produttori affinché certe linee di prodotto venissero ritardate o cancellate, è colpevole perché ha fornito ai suoi partner processori di classe server a prezzi inferiori a quelli di costo.
L’Europa ha insomma pienamente accolto le argomentazioni di AMD, da cui partirono le indagini degli ufficiali nell’ormai lontano 2001. Una multa da 1 miliardo di euro non si era mai vista dalle parti di Bruxelles, dove in precedenza si era arrivati “solo” ai 497 milioni di euro imposti a Microsoft nel 2004 (poi saliti a 1,2 miliardi nel corso degli anni) per l’ affaire dell’integrazione di Windows Media Player nel sistema operativo Windows. E a Intel è andata persino meglio di quanto potesse temere, considerando che Kroes avrebbe potuto multare la corporation per un valore pari al 10 per cento del giro di affari annuo complessivo, che nel 2008 si è attestato sui 37,6 miliardi di dollari.
Nelle considerazioni della commissione si ravvisa un comportamento ripetuto dell’azienda incriminata, spintasi “parecchio lontano nel coprire le sue azioni anticompetitive” e nei cui comportamenti gli ufficiali della UE hanno scoperto “gravi trasgressioni” delle regole di mercato con conseguenze sui diritti di milioni di consumatori.
A fare rumore non è solo la maxi-multa ma anche e soprattutto le imposizioni di “cambiamento” del modello di business del chipmaker , un cambiamento che nella visione della UE andrà a tutto vantaggio di concorrenza e utenti costringendo Intel ad adottare comportamenti giudicati più corretti. Gli sconti ai produttori per gli ordini di grossi volumi, tanto per cominciare, vanno aboliti, la qual cosa avrà certamente pesanti ripercussioni su un market share attualmente quantificato nell’ordine dell’80 per cento: alla luce delle considerazioni della UE, uno share anche frutto di pratiche non sempre in regola.
Nella sua prima dichiarazione ufficiale seguita alla sentenza antitrust e fatta pervenire a Punto Informatico , il presidente della divisione EMEA di AMD Giuliano Meroni sostiene che “la decisione odierna della Commissione Europea contribuirà a creare un nuovo equilibrio, diminuendo il potere di mercato di un’impresa che abusa della propria posizione dominante a favore dei produttori di computer, dei rivenditori e degli utenti finali”. Rincara la dose il CEO Dirk Meyer: “a decisione di oggi rappresenta un passo importante nella creazione di un vero mercato competitivo – ribadisce in una nota – AMD è sempre stata un leader nell’innovazione tecnologica e finalmente potremmo passare da un mondo regolato da Intel a uno regolato dai consumatori”
Sulla sentenza si è pronunciato anche il CEO di Intel Paul Otellini, che in precedenza aveva preferito non commentare i rumor da tempo circolanti sulla questione: “Intel non condivide assolutamente questa decisione” dice schietto Otellini nella dichiarazione inviata a Punto Informatico , definendo la posizione di Bruxelles sbagliata e inappropriata alla “realtà di un mercato dei microprocessori altamente competitivo – caratterizzato da costante innovazione, performance crescenti e prezzi in calo”.
Intel ricorrerà in appello , conferma Otellini, perché ritiene che la sua attività “non abbia violato le leggi europee”, i consumatori non sono stati danneggiati affatto e la Direzione Generale per la Concorrenza della Commissione Europea “ha ignorato o non ha voluto acquisire prove significative che contraddicono la sua decisione. Questi riscontri dimostrano come il mercato premi le aziende che agiscono bene, mentre si comporti all’opposto nei confronti di aziende che non performano”.
Intel non ha mai venduto sottocosto , continua Otellini, ha investito e continua a investire nell’innovazione tecnologica così da ottenere margini di guadagno costantemente migliori di quelli precedenti. Gli “sconti” messi sotto accusa dalla UE sono appunto il risultato di questa politica incentrata sull’innovazione, e comunque AMD non può gridare al monopolio visto che “la conseguenza naturale di un mercato competitivo con solo due player primari è che quando uno dei due incrementa le proprie vendite, lo stesso non accade all’altro”. Durante la procedura di appello, annuncia infine Otellini, Intel ha intenzione di collaborare con la Commissione “per accertare che stiamo agendo nel rispetto della loro decisione”.
Alfonso Maruccia