Provaci ancora Intel! Dopo aver tentato, e fallito, l’assalto alla computazione mobile con lo sfortunato Manitoba , il CEO del chipmaker di Santa Clara ci riprova: davanti ad investitori e azionisti, Otellini rivela i piani per il futuro dell’azienda. Un futuro che vedrà Intel sempre più impegnata nel settore della informatica in movimento .
Il mercato dei PC, d’altronde, non cresce più come una volta: si parla pur sempre di incrementi del 10 per cento per le vendite e gli introiti ogni anno, ma a quanto pare sono cifre che non soddisfano né i vertici di Intel né i suoi azionisti. Bisogna trovare un nuovo settore nel quale riversare competenze, investimenti e da cui ottenere quei rendimenti superiori al 20 per cento che infiammano i mercati: con la faccenda smartphone che guadagna popolarità, anche grazie ai nuovi player che si affacciano sul mercato, perché non tentare di nuovo la scalata?
Per riuscirci, questa volta Intel è pronta a giocarsi un paio di assi. Il primo , forse il più significativo, è una revisione dei propri processi di sviluppo per abbassare drasticamente il tempo necessario affinché un nuovo chip passi da progetto a prototipo, e da prototipo a produzione in serie. Invece di anni si parla di mesi : ne dovranno bastare sei per passare dall’approvazione di un nuovo chip alla sua trasformazione in esemplare adatto ai test, e altrettanti dovranno bastare pure per trasformarlo in un prodotto pronto alla commercializzazione.
Un taglio significativo rispetto al passato, e che porrebbe Intel letteralmente anni avanti a tutti i suoi concorrenti: tipicamente passa quasi un lustro dalla stesura delle specifiche alla messa in circolazione dei prototipi di una nuova architettura, secondo la consolidata legge di Moore . Una legge che verrebbe stravolta dal passo accelerato di chipzilla , e che porrebbe seri problemi alla concorrenza che mancasse della capitalizzazione e dei mezzi tecnici di Intel.
Altro punto di rottura è il set di istruzioni che Otellini propone di impiegare. Se per il tentativo con Manitoba ci si era affidati a quello ARM , leader quasi incontrastato del mercato, questa volta toccherà al più celebre x86 . Una strada già battuta in parte da Transmeta, seppure con scarso successo, ma che invece Intel vuole rilanciare: con tutti gli sviluppatori x86 che ci sono in giro, dice il chipmaker, il numero di applicazioni che popoleranno la nuova piattaforma potrebbe essere enorme.
E non finisce qui: secondo l’azienda di Santa Clara, il set di istruzioni x86 garantirebbe anche una migliore fruibilità del web dal cellulare . Otellini ha mostrato degli esempi di come, secondo lui, certe pagine risultino quasi incomprensibili sui dispositivi mobili, soprattutto a causa della ridotta capacità di calcolo a disposizione. Un problema che verrebbe scavalcato dall’introduzione di CPU più potenti e da browser derivati da quelli utilizzati abitualmente sui computer.
Ma non di soli cellulari si può vivere. Un altro settore bollente è quello dei dispositivi ultra-portabili, evolutisi dagli UMPC al nuovo paradigma MID (Mobile Internet Device): anche in questo campo il fermento è palpabile, visto il clamore suscitato da EeePC e altri prodotti simili, e la parola d’ordine è “bassi consumi”. Nei piani di Intel c’è la nascita di un nuova generazione di CPU, derivate dal neonato Atom, in grado di garantire consumi fino a 10 volte inferiori . Con i chip ARM in grado di lavorare agilmente con meno di 1 watt, la sfida appare comunque complessa.
Infine c’è la carta Linux. Sempre più spesso è questo il sistema operativo indicato come la piattaforma su cui sviluppare le future applicazioni dei dispositivi mobili. Dalla sua, il sistema operativo open source ha la capacità di girare in versioni piuttosto snelle e parche sia per quanto attiene ai consumi che alla potenza di calcolo impiegata. Una buona miscela che consentirebbe a questa classe di prodotti di abbattere i costi e migliorare l’autonomia. E se lo dice Intel, forse c’è da crederci.
Luca Annunziata