“Non vedo l’ora di poter raccontare al pubblico la nostra versione dei fatti”. Così Paul Otellini, CEO di Intel, ha commentato il documento diramato ieri dalla UE in cui sono elencate le prove che inchioderebbero il chipmaker statunitense.
A maggio la UE aveva riconosciuto Intel colpevole di abuso di posizione dominante , condannando l’azienda a pagare una multa da più di un miliardo di euro.
Per Otellini la Commissione avrebbe reso pubblica solo una parte degli atti dell’indagine antitrust avviata nel 2001: mancherebbero alcune carte che potrebbero scagionare Intel, la quale per ordine del tribunale non può pubblicare alcun tipo di evidenza a suo favore. “Ci è stato vietato di rilasciare qualsiasi prova – ha spiegato il CEO – una soluzione che ritengo particolarmente ingiusta poiché se avessimo potuto contribuire in maniera attiva allo svolgimento delle indagini la situazione odierna sarebbe molto diversa”.
Quel miliardo di euro da versare come risarcimento rimarrà per ora nelle casse dell’azienda di Santa Clara, che aveva manifestato la sua volontà di ricorrere in appello subito dopo la sentenza della corte europea. Per impostare il secondo grado di giudizio serviranno almeno due anni, un periodo durante il quale Intel tenterà di convincere l’Antitrust europeo della sua innocenza: “Sono fermamente convinto che la Commissione abbia preso la decisione sbagliata – ha commentato Otellini – abbiamo presentato la richiesta per un appello che siamo sicuri di vincere”.
Giorgio Pontico