Dopo aver presentato il concetto di Ultrabook , computer portatile ultra-leggero con caratteristiche tecniche top di gamma, il colosso di Santa Clara riversa altri 300 milioni di dollari nelle casse dei costruttori che dovranno fisicamente realizzare questi prodotti anti-tablet e anti-ARM.
Nel corso dei prossimi tre anni Intel continuerà ad investire in aziende che sviluppano hardware e software dedicato a touch-screen, batterie più durature, design più sottile e maggiore capacità di immagazzinamento dati. Per rientrare nella prestigiosa categoria, gli Ultrabook devono infatti proporre chassis da 15 millimetri, pesare intorno ai 2 chilogrammi e offrire funzionalità istantanee, tipiche dei tablet.
L’idea è quella di creare una linea che i clienti possano percepire come un ibrido armonioso tra tavolette e laptop. Per questo motivo, gli Ultrabook che usciranno più avanti potranno essere gestiti col cursore del mouse, via touchpad, ma anche via touch-screen. Del resto, il sistema operativo Windows 8 dovrebbe prevedere entrambe le forme di input.
I primi modelli in uscita entro fine anno saranno basati su Sandy Bridge. Non avranno lo schermo sensibile al tocco ma la tecnologia di caching “Smart Response” che velocizza il caricamento dei dati e la modalità “Smart Connect”, che assicura la possibilità di ricevere email e notifiche anche in standby. La seconda ondata prevista per l’inizio del prossimo anno sarà equipaggiata con i più efficienti chip Ivy Bridge e la funzionalità touch.
Nel mirino di Intel e soci c’è anche il MacBook Air Apple, che resta l’ultra-portatile per antonomasia, ma al momento nessuno degli Ultrabook in arrivo (Acer o ASUS) riesce a proporre un costo sensibilmente più basso del computer di Steve Jobs. Secondo gli analisti soltanto il raggiungimento di un prezzo di listino “mainstream” potrà fare la differenza.
Roberto Pulito