Intel conclude il suo anno finanziario sfoderando una trimestrale ben al di sopra di quanto pronosticato dagli esperti e si riporta ai livelli del 2007, prima della crisi economica globale. Come tante altre aziende, esattamente un anno fa il chipmaker di Santa Clara registrava il peggiore risultato degli ultimi anni. I proventi delle vendite ora invece si attestano a 10,6 miliardi di dollari, il 13 per cento in più di quanto fatto durante il Q3, mentre il guadagno netto è stato di 2,3 miliardi di dollari: 10 volte quanto incassato nel Q4 del 2008.
Ora la musica è cambiata: i mercati finanziari stanno lentamente recuperando e l’indice Dow Jones statunitense deve parte del suo successo al settore IT che, trascinato in questo caso da Intel, proprio in questi giorni ha visto i primi segnali concreti di ripresa.
Oltre a riportare i titoli azionari a valori simili a quelli del 2007 , i dati di quest’ultima trimestrale hanno costituito una forte iniezione di fiducia per gli amministratori di Intel, i quali hanno esternato il loro compiacimento ribaltando le previsioni degli esperti per quanto riguarda il primo quarto del 2010. Secondo l’azienda infatti le vendite da qui a marzo-aprile sfioreranno i 9,7 miliardi di dollari: circa 400 milioni in più di quanto previsto da molti analisti.
L’annuncio, con cui Intel sembra voler scommettere sui chip a 32 nanometri facendo di questi ultimi il suo core business, ha fatto schizzare in borsa il titolo di Intel, che ha chiuso le contrattazioni del 14 gennaio a quota 21,65 dollari: un aumento di 17 centesimi per azione dopo che negli ultimi mesi queste erano già cresciute di 7 centesimi.
Questa impennata, secondo gli esperti, dovrebbe giovare anche alle aree economiche dell’Europa e dell’Asia: “La crescita di Intel indica un cambiamento di mentalità da parte dei consumatori – ha spiegato l’analista finlandese Hannu Rauhala – ciò dovrebbe quindi contribuire ad un’atmosfera generalmente positiva per i listini tecnologici”.
Giorgio Pontico