Il tempo del WiMAX non è ancora arrivato. Ma basteranno pochi mesi per vederlo decollare definitivamente nel nostro paese, mentre negli USA cominciano già a vedersi i primi risultati. Questa la convinzione di Carmine Stragapede , Telco and Mobility Manager di Intel Italia, che a Punto Informatico racconta dell’impegno assunto dalla sua azienda nello sviluppo del concetto di Internet in mobilità .
“C’è un aspetto importante da sottolineare – racconta Stragapede – Pensando dal punto di vista globale, la rete in movimento è il prossimo passo che aiuterà a fornire applicazioni e servizi che oggi sono disponibili solo su una postazione fissa”. Ed è proprio un questa ottica, spiega, che “WiMAX ha un vantaggio competitivo: nasce dalle stesse menti che hanno inventato Internet, e oggi ha 2 o 3 anni di vantaggio tecnologico su altre soluzioni di cui ancora non c’è una data di implementazione certa”.
Scegliere su quale soluzione tecnologica puntare, precisa Stragapede, è un compito che spetta agli operatori . Ma “WiMAX e altre tecnologie hanno delle similitudini: entrambe richiedono un importante aggiornamento della rete. Il percorso evolutivo da 3G a 4G – spiega – è indipendente dalla scelta che gli operatori faranno sulla tecnologia per andare a 4G”.
Stragapede, curiosamente, non nomina mai la sigla che è il vero e proprio spauracchio del WiMAX: Long Term Evolution , LTE , quella evoluzione dell’attuale HSPA che dovrebbe traghettare gli attuali operatori UMTS fino alla quarta generazione della telefonia mobile. Non ha problemi, comunque, ad ammettere che “la cultura di certe geografie, come l’Europa, è 3G-oriented”, e quindi “parli più volentieri delle cose che hai in casa e che conosci”. Ma, ci tiene a precisare, “nel resto del mondo è diverso”.
“Gli operatori infrastrutturali – racconta – stanno lavorando su WiMAX così come sulle sue alternative: ma dal punto di vista tecnologico, la realtà oggi è WiMAX”. E se “in Europa parlano solo delle alternative” forse è perché “non si sono posti veramente il problema: quando dovranno valutare tecnologicamente l’alternativa, torneranno a parlare di WiMAX”. Fino ad oggi, precisa, nessuno ha ancora davvero deliberato reali investimenti : quando “si dovrà aprire il portafoglio, allora si faranno le vere scelte”. Chi vorrà essere leader 4G, spiega, prenderà senz’altro in considerazione i vantaggi WiMAX. “Intel – ribadisce – spinge e supporta WiMAX, perché lo riteniamo prestazionalmente migliore e in grado di garantire all’utente finale anche vantaggi dal punto di vista economico”. L’azienda di Santa Clara lo fa principalmente, ma non solo, puntando sui dispositivi: “Così come nel 2003 con WiFi e Centrino, il nostro sforzo si concentra nell’integrazione di WiMAX all’interno delle nostre tecnologie di processore” spiega Stragapede, che ribadisce che si comincerà proprio con l’ormai prossimo Centrino 2 (Montevina).
Ma non di soli laptop si parla: “Si stanno sviluppando oggi due nuove categorie di prodotto: i cosiddetti netbook avranno una vita propria, e faranno parte di un portafoglio di dispositivi che il professionista – se sostenuto adeguatamente dagli operatori – potrà utilizzare per restare sincronizzato con un desktop e un Mobile Internet Device”. Quest’ultimo sarà un dispositivo che “si adeguerà alla struttura di Internet, un po’ come fa oggi l’iPhone ma anche andando oltre, permettendo di vivere una esperienza internet come su un computer fisso ma in mobilità”.
In questo paradigma, naturalmente, si inserisce anche Atom : “L’idea è quella di prendere l’architettura che Intel ha contribuito a realizzare sui desktop e portarla in movimento: in questa maniera – dice Stragapede – le stesse applicazioni che uso sul notebook le potrò utilizzare anche sul telefonino-PDA. Le versioni dei portali che devono essere scritte per i dispositivi mobili non avranno più senso di esistere”.
L’appuntamento per dare un’occhiata a quello che Intel ha in serbo è il prossimo CES di Las Vegas : in questi mesi, invece, la roadmap si concentrerà soprattutto sull’uscita dei primi netbook basati su Atom – disponibili in quantità da settembre – che inizieranno ad integrare, così come i notebook con Centrino 2, i dispositivi di comunicazione per il WiMAX a 2,5 e in seguito anche a 3,5 GHz.
Proprio su questa dualità di frequenze si gioca parecchio del futuro del protocollo 802.16 : la penetrazione all’interno delle abitazioni a 3,5 GHz è insufficiente, e in Italia l’attuale licenza consente soltanto di lavorare su questa banda. Altrove, racconta Stragapede, come “negli USA, dove stiamo già parlando di frequenze da 2,5 GHz, gli operatori si stanno muovendo velocemente: si investe perché è possibile risolvere le problematiche del wireless broadband, coprire le aree a bassa densità di popolazione, si riesce ad implementare reti che consentono di fare handover e garantire la connessione in mobilità”.
Ma “lo sviluppo del WiMAX a 2,5 GHz, con l’obiettivo di raggiungere grandi quantità di utenti entro la fine del 2008, non è cosa limitata agli Stati Uniti: ci sono altre aree che stanno lavorando in questo senso, come la Russia e l’Olanda. Ad Amsterdam ad esempio – sottolinea – il WiMAX Forum ha ratificato il modello di implementazione ideale della roadmap di passaggio da 3,5 a 2,5 GHz”. Lo sviluppo di WiMAX, dunque, secondo Intel procede a due velocità : laddove le frequenze da 2,5 GHz erano disponibili sono in molti a scommettere su questa tecnologia, mentre in Italia ci sono alcuni che si stanno muovendo un po’ più lentamente, ma che puntano comunque ad iniziare la copertura di alcune zone con il segnale a 3,5. “Significa che quando ci sarà la gara per l’assegnazione delle nuove frequenze, saranno pronti”.
Tempo stimato? “Nel giro di un paio d’anni si andrà verso la standardizzazione a 2,5 GHz”. Anche in Italia? “Oggi comincio con il 3,5 per le zone a bassa densità di popolazione, nelle case ci vado col WiFi. Nel momento in cui si libera il 2,5, a quel punto l’infrastruttura ce l’ho: cambio BTS (il sistema di trasmissione, ndr) e porto la copertura a questa frequenza, in una vera e propria roadmap evolutiva”. Intel, da parte sua, ha pronti dei dispositivi che possono consentire la combinazione di WiMAX e WiFi , e Stragapede conferma che la sua azienda è in contatto con due dei più attivi assegnatari di licenza WiMAX: AriaADSL e Linkem .
“Il nostro lavoro come Intel è quello di contribuire a creare un ecosistema – spiega Stragapede – Mettiamo in campo la nostra capacità di guidare l’industria verso la creazione di una massa critica: individuiamo una linea strategica di sviluppo e poi lavoriamo per costruire ed innovare”. Ma “per riuscire – precisa – occorre fare squadra: in Italia ci sono aziende con le quali abbiamo collaborato per il WiFi: ripetere questa esperienza, per portare un messaggio coerente sull’abbattimento del digital divide, è nelle nostre speranze, puntiamo a creare quelle sinergie che consentano di rendere il WiMAX una realtà”.
Sarebbe possibile replicare in Italia il modello USA , che comprende operatori e fornitori di contenuti? In linea teorica, secondo Stragapede, assolutamente sì: ma “non ci sono in cantiere operazioni di quella portata perché le condizioni a contorno non sono ancora presenti: mi auguro che con il contributo degli organi regolatori e delle realtà che che possono dare una spinta infrastrutturale concreta, si vengano a creare in tempi brevi. Nel frattempo – spiega – guardo con invidia alle cose meravigliose fatte in Olanda e in particolare ad Amsterdam”.
D’altra parte, ribadisce, “vorrei trovare altrove nel mondo dove c’è un investimento come quello fatto negli USA: 3,2 miliardi di dollari. Dov’è che oggi si sta sviluppando un’alternativa al WiMAX? Se non ci sono fondi di questa portata, non c’è alternativa”. Intel , da parte sua, va avanti dritta per la sua strada: “Il nostro ruolo è guidare questa innovazione: se avremo ragione, verremo premiati”.
Eppure, ultima provocazione, in Italia la parola WiMAX è sparita dal vocabolario delle grandi telco e di parecchi addetti ai lavori: “Si è vero – ammette – c’è stato un gran chiacchiericcio durante la gara che si è spento: ora chi ha vinto l’assegnazione sta lavorando per implementare servizi concreti e, quando tra pochi mesi avremo le prime zone coperte, ci sarà un rifiorire di informazioni al riguardo”. Non è che le licenze forse sono costate troppo in Italia ? “In assoluto penso di no – conclude Stragapede – Forse proprio perché sono costate troppo quelle del 2000 (le licenze UMTS, ndr) la gente preferisce continuare a parlare di quelle”.
a cura di Luca Annunziata