Intel ha presentato i processori Xeon D, una nuova famiglia di prodotti basati su un design SoC (System-on-a-Chip) capaci di fornire, in una forma compatta, tutte le funzionalità tipiche di un server a una frazione dei consumi.
Le CPU Xeon D non sono pensate per i grossi carichi di lavoro computazionale, ambito ancora appannaggio della famiglia Xeon E : quello che i nuovi processori x86 sono in grado di fare, secondo Intel , è di “ottimizzare l’infrastruttura” dei fornitori di servizi telematici sia nei data center che negli apparati di rete intermedi.
La famiglia Xeon D include un modello quad-core (D-1520) e un octa-core (D-1540), con supporto alla tecnologia Hyperthreading (due thread per core) e una comune micro-architettura Broadwell realizzata su nodo produttivo a 14 nanometri. Per appartenere alla famiglia Xeon, le CPU hanno consumi contenuti pari rispettivamente a 25 (D-1520) e 40 watt (D-1540) massimi.
I processori Xeon D includono tutte le funzionalità tipiche delle CPU server per virtualizzazione, crittografia ad alta velocità (AES-NI), tecnologia Trusted Execution, Ethernet 10Gbit, 28 linee PCI-Express e via elencando. Una novità specifica dei nuovi processori è invece un sistema di controllo dei consumi energetici integrato, che si incarica di decidere quanta energia elettrica usare prima ancora che a farlo sia il sistema operativo dell’host.
Intel pianifica di vendere i nuovi Xeon D ad aziende che operano in ambiti quali hosting Web, caching di memoria, “warm storage” e anche apparati di rete (router, stazioni base wireless) definiti in software. Un mercato quest’ultimo in cui abbondano (90 per cento) i dispositivi proprietari o single-purpose, e a cui Chipzilla vuole ovviamente fornire una soluzione general-purpose con processori x86 in formato SoC.
I costi? 199 dollari per un singolo pezzo di Xeon D quad-core e 581 dollari per il modello octa-core. Secondo Intel, il nuovo SoC con l’anima di un server è già in via di implementazione in 50 diversi design per dispositivi di networking, controller per connessioni IoT (Internet of Things), storage e altro ancora.
Alfonso Maruccia