Nessuno dei 15 partecipanti ha raggiunto l’obiettivo sperato, nondimeno organizzatori e ricercatori appaiono soddisfatti dei risultati attuali e di quelli che potranno ancora venire in futuro: a Milano si è appena concluso BotPrize , un contest della durata di tre mesi sulle intelligenze artificiali nei videogame ospitato (dopo l’edizione dello scorso anno) ancora una volta dall’ IEEE Computational Symposium on Intelligence and Games del Politecnico di Milano.
Com’è facile intuire dal nome, il contest sfida programmatori e ricercatori alla creazione di un bot software dai comportamenti complessi, un nugolo unitario e indipendente di intelligenza artificiale che sia in grado di recitare bene la parte di un essere umano tanto da ingannare un panel di giudici ed esperti . Ideato per essere una variante del test di Turing sull’intelligenza, il BotPrize di quest’anno richiedeva agli sfidanti (provenienti da ogni parte del mondo inclusi Stati Uniti, Giappone, Brasile e ovviamente Italia) di realizzare un bot per Unreal Tournament 2004, sparatutto in prima persona anzianotto ma sempre valido.
Il contest è sostanzialmente consistito nella prova, da parte dei giudici, di due sessioni di spara-spara da 15 minuti circa – l’una contro il bot, l’altra contro un avatar controllato da un giocatore umano senza sapere quale dei due fosse il codice software da mettere alla prova. In palio c’era un premio di 6mila dollari, indirizzato a chi fosse stato capace di ingannare l’80 per cento dei giudici con il suo bot facendolo passare per umano.
Così come successo l’anno scorso, però, nessuno è riuscito nell’impresa e l’unico premio consegnato è stato quello dei 1.700 dollari di “consolazione” andati a Jeremy Cathran della University of Southern California , il cui codice “sqlitebot” è stato insignito del titolo di bot “più simile a un umano” del lotto.
La creazione di una IA a prova di test continua insomma essere una sfida parecchio complessa, e una manifestazione come BotPrize è importante non solo per l’industria dei videogame (costantemente in cerca del Santo Graal della IA perfettamente equilibrata) ma anche per il settore dell’IA in genere “perché evidenzia – dice il ricercatore australiano Philip Hingston -una questione centrale: come si rapporta l’intelligenza umana a quella dei computer?”.
Anche se le IA continuano a non essere in grado di ingannare un panel di giudici, inoltre, avere a disposizione un evento come BotPrize permette, o quantomeno i ricercatori sperano che permetterà in futuro, di stabilire quando il settore avrà raggiunto un suo importante punto fermo : “Occorre avere un modo per misurare le pietre miliari nella ricerca sull’intelligenza artificiale – dice il creatore ed ex-direttore del Loebner Prize Competition in Artificial Intelligence Robert Epstein – così quando metti in piedi contest come il BotPrize hai la possibilità di sapere se quella pietra miliare è stata finalmente raggiunta”.
Alfonso Maruccia