Intelligenza Artificiale? Si, ma competenze umane

Intelligenza Artificiale? Si, ma competenze umane

Una ricerca Microsoft certifica l'aumentata sensibilità da parte delle aziende negli investimenti in formazione: solo così investire in IA sarà proficuo.
Intelligenza Artificiale? Si, ma competenze umane
Una ricerca Microsoft certifica l'aumentata sensibilità da parte delle aziende negli investimenti in formazione: solo così investire in IA sarà proficuo.

E se la maggior capitalizzazione nell’utilizzo di Intelligenza Artificiale in azienda fosse appannaggio delle aziende che hanno al proprio interno le migliori competenze umane? E se il valore maggiore potesse derivare quindi non tanto dall’accumulo di risorse IA, ma dalla corretta e miglior commistione tra talento, formazione e tecnologie? Microsoft, con il proprio studio “Le competenze dei dipendenti e il potenziale dell’IA” è giunta esattamente a questa conclusione: per trarre il maggior beneficio possibile dall’Intelligenza Artificiale occorre investire anzitutto sulla formazione.

Skill e competenze per lavorare con l’IA

La scommessa su skill e competenze è qualcosa che fa da driver di investimento per l’87,7% delle aziende intervistate, qualcosa in cui si crede fermamente come base di lavoro per poter far fare un salto di qualità ai flussi di lavoro. Le assunzioni si basano sempre di più sulle competenze e la forza lavoro già in essere viene formata ad hoc, poiché è sulla qualità del singolo che è possibile costruire l’investimento per alzare di livello la qualità del proprio brand.

Occorre trovare maggiori competenze e tra queste l’IA riveste chiaramente un ruolo di primo piano: sempre di più aver maturato conoscenza su questo fronte sarà decisivo e rappresenterà una chiave di volta anche per chiunque si affacci per la prima volta al mondo del lavoro. Ad ogni livello, in ogni settore, laddove c’è innovazione ci sarà bisogno di conoscenza:

I dirigenti delle imprese coinvolte nell’indagine prevedono quindi che il numero di lavoratori con competenze in ambito AI raddoppierà nel corso dei prossimi 6-10 anni, passando dal 25,6% al 58% della forza lavoro. Un dato che viene ulteriormente confermato dalle risposte dei manager delle aziende più avanti nel proprio percorso di adozione dell’AI, dove la percentuale passerà dal 31,4% al 67% nello stesso periodo di tempo.

Laddove l’azienda ha compreso che investire in strumenti di Intelligenza Artificiale può consentire un reale processo innovativo, spesso l’azienda si trova a fare i conti con un sostrato non all’altezza. Il rischio è quindi che i propri stessi dipendenti possano diventare un collo di bottiglia che vanifica gli investimenti in IA, cosa che ovviamente non ci si può permettere e che, anzi, molte aziende si stanno già impegnando ad evitare.

Qual è quindi la situazione in Italia? La sensazione è che molte aziende non siano ancora pronte, ma la maggior parte ha già metabolizzato una consapevolezza che porta ad investire con sempre maggior assiduità sulla formazione. In questa fase si sta quindi sviluppando un sostrato di competenze che sarà fondamentale per gli investimenti del futuro prossimo:

Il quadro di partenza descritto dal nostro nuovo studio “Le competenze dei dipendenti e il potenziale dell’IA” è tutto sommato positivo, perché illustra una crescente consapevolezza del valore strategico dell’AI, sempre più prioritaria nelle scelte di investimento e formazione, ma è necessario fare di più anche nei settori meno maturi e l’attuale pandemia rischia di rallentare questo percorso, perciò è fondamentale fare squadra e aiutare le imprese a mettere in atto meccanismi apparentemente controintuitivi, ma in grado di dare avvio a un circolo virtuoso di rilancio.

Barbara Cominelli, COO e Marketing and Operations Lead di Microsoft Italia

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Pubblicato il
15 set 2020
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