Il lavoro di una task force, le indicazioni recepite dalla consultazione pubblica e infine un ampio documento conclusivo che racchiude la bussola italia per l’IA: il MISE ha pubblicato la “Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale“, documento che racchiude la visione che il Paese intende esprimere negli anni a venire in termini di investimenti e legiferazione.
Il piano è disponibile qui.
Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale
Un lungo e necessario preambolo occupa i tre quarti del documento. Non si tratta di un mero esercizio di stile: il piano deve infatti anzitutto definire il problema ed essere in grado di autoesplicarsi sia nei termini che nell’approccio. Ecco quindi i motivi per cui viene enucleato l’insieme di elementi che definisce e circonda l’Intelligenza Artificiale, qual è il contesto entro cui viene sviluppata e quali siano i limiti che vi si vuol porre (in riferimenti ai rischi che vi si intravedono).
Così il Sottosegretario Mirella Liuzzi nella presentazione del piano:
La pubblicazione di questo ambizioso piano strategico, tra i più completi al mondo per visione, suggerisce un uso inedito e responsabile dell’Intelligenza Artificiale indicando la via per un salto verso nuovi livelli di efficienza e sostenibilità per le imprese. L’obiettivo è quello di raccogliere i benefici che l’AI può apportare al Paese, con un approccio che integri tecnologia e sviluppo sostenibile e metta sempre al centro l’individuo e il suo contesto.
Il cuore del progetto è insito in 82 raccomandazioni, 82 paletti che delimitano l’idea di “Intelligenza Artificiale” che l’Italia intende portare avanti. “L’Italia deve farsi portavoce a livello europeo e globale di un approccio responsabile all’intelligenza artificiale“, esordisce il documento, che continua con “Il governo deve allinearsi all’elaborazione europea in tema di principi etici” o ancora “La visione italiana dell’AI deve essere antropocentrica“. Le raccomandazioni continuano con l’attenzione alla sostenibilità, al ruolo della PA, alla governance europea sul tema, alla formazione e molto altro ancora.
Si tratta, per esplicita volontà, di un documento che non fissa elementi troppo restrittivi per evitare una rincorsa che inevitabilmente penalizza una visione troppo precisa e radicata ad un contesto in mutazione rapidissima. Quella che emerge è dunque una visione che dovrebbe essere guidata dall’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (che risponderebbe a sua volta alla cabina di regia interministeriale sulla trasformazione digitale del Paese) e la cui implementazione avrebbe costi crescenti dai 28,2 milioni di euro iniziali agli 81 milioni “a regime” dal quinto anno in poi.