Dodici miliardi di sterline per monitorare ogni mail, SMS, chiamata e accesso al web: questo il costo complessivo che la Gran Bretagna dovrà sostenere per dar vita a quello che se verrà confermato appare a molti come il più invasivo sistema di sorveglianza concepito fino ad oggi nel Regno di Sua Maestà. Accanto al log di tutte le sessioni di comunicazione, gli strumenti ideati dall’intelligence britannica permetteranno alle agenzie governative in qualsiasi momento di intrufolarsi in qualsiasi media di comunicazione: chat, email, telefonate e via dicendo. Di fatto il sistema faciliterebbe enormemente la vita a inquirenti, cybercop e agenti di sorveglianza.
Per quanto finora noto, il giochino, Interception Modernisation Programme , permetterebbe di avere accesso live ad ogni singola parola pronunciata al telefono o digitata via mail e SMS nell’intera nazione, così come di avere un occhio puntato su ogni accesso da parte di ogni utente ad un qualsiasi sito o applicazione web-based. Il tutto grazie all’installazione nelle reti telefoniche e digitali di strumenti di intercettazione, snodi che avranno il compito di acquisire e rielaborare i dati in qualsiasi momento, per poi indirizzarli alle forze di sicurezza.
A queste informazioni potrebbero accedere funzionari ed agenti dei servizi delle comunicazioni governativi Government Communications Head Quarters (GCHQ), membri di organi di intelligence come MI5 e MI6, ma anche la polizia ed altri organismi di sicurezza.
Se davvero sarà realizzato, tutto questo com’è ovvio richiederà importanti capacità tecnologiche. Del resto, i numeri parlano chiaro: la mole di dati in circolazione è impressionante. Nel Regno Unito sono presenti 18 milioni di connessioni ad internet a banda larga, le email inviate raggiungono una cifra di circa 3 miliardi ogni anno e gli SMS arrivano a quota 57 miliardi. Ciò che manca attorno a tutto questo sono le conferme ufficiali: sebbene il GCHQ abbia già ricevuto un miliardo di sterline per iniziare i lavori, ulteriori dettagli si avranno solo il prossimo dicembre con il discorso di Sua Maestà relativo al programma legislativo del Governo.
Ma sono bastate queste indiscrezioni e mezze notizie a scatenare l’opinione pubblica britannica: c’è chi ritiene il piano un ottimo metodo per incrementare in maniera decisiva la sicurezza del paese ma i più temono che il tutto si traduca in un metaforico inceneritore di diritti civili. “Sono del tutto d’accordo con le attività di controllo, ma credo che non ci sia bisogno di ulteriori misure speciali per tracciare i sospetti di terrorismo” dichiara ad esempio Jacky Fletcher, consigliere di stampo conservatore. “Questo tipo di provvedimenti esiste già: basta ottenere l’ordinanza di un giudice per tracciare messaggi e telefonate per un periodo limitato di tempo. Credo fermamente che se non si ha nulla da nascondere, non si debba temere nulla, ma mi piacerebbe sapere quale necessità ci sia nel dover leggere e conservare tutto ciò che è detto o scritto” – continua. Gli fa eco Michael Parker del gruppo anti-carta d’identità No2ID : “Questa è una vera e propria intrusione nella vita dei cittadini. Questo è puro stalking : se un individuo qualsiasi facesse lo stesso, sarebbe incriminato”.
Ed è proprio quello della privacy il tema caldo su cui si discute: sono in molti a chiedere che il Governo porti tutto sulla pubblica piazza nella massima trasparenza per chiarire la situazione e poterne parlare a ragion veduta. Come è stato fin qui raccontato, il nuovo strumento appare andare oltre alle direttive UE sulla data retention . Tra i vari interrogativi suscitati anche quello sui tempi di conservazione dei dati. Nel 2005 l’allora ministro dell’Interno britannico Charles Clarke riteneva indispensabile un periodo di 5 anni , salvo poi arrivare alla direttiva fornita dall’Home Office, che individua in 12 mesi il periodo ottimale per l’archiviazione dei soli dati delle comunicazioni.
L’intensificazione e la massificazione delle procedure di ritenzione dei dati risale al maggio di quest’anno, periodo in cui hanno iniziato a circolare rumors sulla nascita di un sistema di controllo globale. Va inoltre ricordato che l’Europa non è del tutto nuova a tali proposte: basti citare la vicenda svedese con la sua legge Orwell , di recente ammorbidita e ridimensionata .
Altro fattore da non sottovalutare è quello relativo ai costi: il progetto britannico costerà 12 miliardi di sterline . Chi sborserà tutti questi soldi? È questa la domanda che si pongono in molti, preoccupati dall’idea che il Governo attinga al portafoglio dei cittadini aumentando le tasse per potersi permettere di farsi gli affari, privati e non, degli amati sudditi.
Vincenzo Gentile