Washington (USA) – Nuovo capitolo nell’interminabile dibattito politico ed istituzionale sulla neutralità della Rete negli Stati Uniti. L’ultimo colpo di scena, dopo la protesta delle grandi aziende informatiche , è una nuova proposta presentata da alcuni parlamentari del Partito Repubblicano che introdurrebbe multe fino a 500mila dollari per gli ISP sorpresi a fornire connettività discriminante .
L’emendamento normativo autorizzerebbe così la FCC , l’autorità statunitense sulle telecomunicazioni, ad imporre il principio di neutralità della Rete a “suon di ammende”, in modo da “garantire che Internet rimanga uno strumento aperto e dinamico”, ha sottolineato il proponente Fred Upton.
La proposta di Upton, secondo l’esperto di politiche delle telecomunicazioni Declan McCullagh , spacca ulteriormente i legislatori americani e blocca, per l’ennesima volta, il laborioso processo di riforma delle norme sulle telecomunicazioni digitali, in grado d’influenzare notevolmente l’evoluzione globale di Internet nei prossimi anni.
I grandi ISP come Verizon ed AT&T , inizialmente contrari al primato della neutralità di Internet , hanno intanto fatto retromarcia. Tom Tauke, vicepresidente di Verizon, ha dichiarato alla stampa statunitense che “se i consumatori acquisteranno una linea con una velocità di tre megabit, non avranno limitazioni o blocchi d’alcun tipo e scaricheranno sempre alla solita velocità, indipendentemente da chi trasmette i contenuti”.
La violazione del principio di neutralità avviene quando un ISP “favorisce” l’accesso a certi content-provider , gli editori digitali che vendono contenuti multimediali con Internet, attraverso la riscossione di tariffe extra. Allo stesso modo, gli ISP potrebbero negare parità di trattamento a tutti quei fornitori di servizi (operatori VoIP, IPTV e via dicendo) non disposti a pagare pedaggi .
In Europa la commissaria per la società dell’informazione, Viviane Reding, si è espressa a favore della neutralità di Internet. Nei giorni scorsi i colossi europei delle telecomunicazioni, tra i quali spuntano Telecom Italia e Deutsche Telekom , hanno iniziato a fare pressione sulle istituzioni europee per avviare un dibattito sulla questione.
Tommaso Lombardi