Negli Stati Uniti la paura della cosiddetta “Influenza A” ha portato il Presidente Obama a decretare lo stato di emergenza nazionale: sarebbe in pericolo non solo la salute dei cittadini statunitensi, ma anche quella di Internet, che in molti pensavano essere immune alle malattie umane .
È il Government Accountability Office (GAO) a sollevare forti preoccupazioni circa l’estremo sforzo cui sarebbe sottoposta la Rete in questo periodo. Migliaia di persone bloccate in casa da febbre e raffreddore dovranno pur trovare il modo di evadere la noia: quale miglior passatempo se non la Rete? Siti di video streaming, social network: il traffico rischierebbe, secondo i funzionari USA, una congestione fatale.
Nel documento divulgato dal GAO vengono prese in esame alcune possibili soluzioni per tamponare un possibile e pericoloso sovraffollamento della Rete: i provider potrebbero restringere temporaneamente la banda , rendere inaccessibili alcuni siti giudicati troppo pesanti. Le idee non sembrano mancare, eppure secondo i dati più aggiornati sarebbero solo 330mila i casi di influenza confermati negli Stati Uniti: circa l’1 per mille dell’intera popolazione, cui andrebbe aggiunto un numero imprecisato di studenti le cui scuole vengono chiuse per precauzione.
Non dovessero bastare questi dati a convincere della gravità della situazione il Governo ha dunque tirato in ballo la Rete, puntando sui rischi legati alla sospensione di servizi garantiti proprio da Internet. Niente streaming, niente telelavoro, niente online banking: il contagio non risparmierà le connessioni . Questi sono problemi da molti giudicati assai più gravi di qualche giorno passato a letto.
Alcuni fanno notare come non vi siano state reazioni simili e vaticini di implicazioni sulle infrastrutture per altre epidemie recenti come l’Aviaria. La reazione dei media mainstream, invece, appare uniforme: il pubblico crede spesso di avere a che fare con il T-Virus della serie Resident Evil piuttosto che l’H1N1.
Giorgio Pontico