Nel fine settimana Internet Archive ha annunciato l’implementazione del fact checking per alcuni dei contenuti salvati su Wayback Machine, l’archivio che rende accessibili pagine e siti Web pubblicati in passato anche dopo la loro modifica o cancellazione. Così viene motivata la scelta sul blog ufficiale.
Stiamo tendando di preservare la nostra storia digitale, ma riconosciamo i problemi legati al fornire accesso a informazioni false o fuorvianti che provengono da diverse fonti.
Wayback Machine: fact checking contro la disinformazione
Un esempio concreto nell’immagine qui sotto: si tratta di un articolo pubblicato a inizio aprile su Medium e intitolato “Il COVID-19 ci ha tutti ingannati, ma ora potremmo aver finalmente scoperto il suo segreto”. Si parla di coronavirus, di terapie efficaci contro la malattia, di idrossiclorochina (più volte sponsorizzata da Trump), di verità tenute nascoste con finalità esclusivamente politiche e delle responsabilità della Cina.
Le realtà coinvolte nel progetto di verifica dei fatti sono FactCheck.org, Check Your Fact, Lead Stories, Politifact, Washington Post Fact-Checker, AP News Fact Check, USA Today Fact Check, Graphika, Stanford Internet Observatory e Our.news.
Wayback Machine (344 miliardi di pagine salvate nel 2018) è gestita da Internet Archive, una organizzazione non profit con sede a San Francisco fondata nel 1996. Tra gli altri progetti messi in campo ci sono la biblioteca Open Library, il servizio Archive-It per la realizzazione di collezioni digitali e numerose raccolte di contenuti multimediali.