Akamai, la società che gestisce uno dei grandi content delivery network (CDN) della rete telematica mondiale e che si dice pronta per gli streaming in alta definizione a portata di tutti, ha appena pubblicato il suo rapporto trimestrale sullo Stato di Internet in fatto di velocità, traffico e adozione delle connessioni broadband.
Dalla sua posizione privilegiata di fornitore di contenuti a milioni di utenti di ogni genere di servizi, Akamai aggrega i dati sulle connessioni Internet che passano attraverso la sua rete e analizza i trend che rivelano “dove” sta andando la rete delle reti ma soprattutto “come” ci sta arrivando: Internet, tanto per dare una cifra che si ricava dalle informazioni fornite, va più veloce del 13 per cento rispetto a due anni fa.
Il trend del terzo quarto, rivela la società, è ancora una volta in crescita per la “velocità di connessione media globale” dopo “un calo inusuale” registrato nel secondo quarto. “La velocità di connessione media di 1,7 Mbps lo porta di nuovo a un livello coerente con il primo quarto del 2009” recita il rapporto, che mette al primo posto sempre la Corea del Sud con 14,6Mbps e un incremento del 16 per cento rispetto allo stesso quarto dell’anno precedente.
Nella classifica dei 10 paesi più veloci , alla Corea seguono Giappone (7,9Mbps di media e incremento dell’11 per cento), Hong Kong (7,6Mbps e +13), Romania (6,2Mbps e +12), Svezia (5,7Mbps e +6,2), Irlanda (5,3Mbps e un clamoroso +73 per cento), Paesi Bassi, Svizzera, Danimarca e Repubblica Ceca.
Chi invece non ci fa una bella figura , nel rapporto di Akamai, sono gli Stati Uniti: il paese che ha inventato la rete e i circuiti integrati si classifica al diciottesimo posto con una velocità di connessione media di 3,9 Mbps, un incremento quadrimestre-su-quadrimestre dell’1,8 per cento e un calo annuale del 2,4. Un dato positivo proviene invece da alcune condizioni locali dei singoli stati nordamericani, come nel caso del Massachusettes (+20 per cento), del Distretto di Columbia e dello Utah (entrambe a +17).
Venendo all’Italia, in cui recentemente la Rete è stata al centro dell’attenzione legislativa parlamentare con un controverso recepimento di una direttiva UE, il Belpaese se la passa molto peggio degli USA , e deve “accontentarsi” del quinto posto nella classifica ingloriosa dei paesi che hanno fatto registrare il maggior numero di attacchi telematici nel quarto in oggetto (5,4 per cento del totale mondiale, +1,2 rispetto al secondo quarto del 2009).
Alfonso Maruccia