È stata presentata oggi a mezzogiorno presso la Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio la versione finale della “Dichiarazione dei diritti in Internet”, che attende ora solo la votazione da parte della Commissione e poi quella del Parlamento.
L’ ambizioso progetto di Bill of Rights italiano per Internet, fortemente voluta dal Presidente della Camera Laura Boldrini, ha l’obiettivo di affrontare gli argomenti più complessi che sono evoluti con l’evolvere della Rete, come diritto all’oblio, big data, diritto di accesso, net neutrality, sicurezza e anonimato: si tratta del primo tentativo nostrano di affrontare complessivamente tali argomenti.
Per farlo si è partiti da una prima bozza predisposta da una commissione di esperti presieduta da Stefano Rodotà, la Commissione per i diritti e i doveri in Internet, sul cui lavoro erano già stati sentiti tecnici ed operatori della Rete lo scorso novembre e a cui poi è seguita una fase di consultazione pubblica che ha visto sfilare presso la Camera dei Deputati diversi rappresentanti di categoria e della società civile.
A presentare ora il risultato di questo articolato dibattito e confronto tra opinioni e bozze è stata la Presidente della Camera, Laura Boldrini, il professor Stefano Rodotà e gli altri membri della Commissione di studio, che hanno espresso massima soddisfazione: “Internet è una dimensione della nostra esistenza e lo sarà sempre di più: quindi è una cosa di cui valeva la pena occuparsi e per cui valeva la pena costituire una commissione ad hoc – ha spiegato Boldrini – e con questa versione siamo riusciti a raggiungere una sintesi delle diverse visioni”.
Soddisfazione simile è stata anche espressa ad esempio da Luca De Biase, uno dei membri della Commissione incaricata del lavoro di redazione della bozza, e dal presidente della stessa Stefano Rodotà che ha richiamato il pensiero di Tim Berners-Lee, padre del Web e ora al lavoro su un’altra Magna Charta di Internet.
In generale vi sono diversi cambiamenti rispetto alla bozza di lavoro presentata dalla Commissione: sembrano state ascoltate diverse opinioni da parte degli osservatori e delle parti interessate.
Punto di partenza, in ogni caso, resta il riconoscimento e la garanzia dei diritti fondamentali di ogni persona su Internet (art.1) e tra i diritti fondamentali di ogni persona di quello all’ accesso ad Internet (art.2): tale principio diviene “condizione per il pieno sviluppo come persona e come soggetto della comunità nella quale vive ed opera”. Una declinazione peraltro già criticata , in quanto sembra traslare la logica costituzionale degli articoli 13-54, che riconosce alla persona la titolarità di un diritto, attribuendola però solo all’individuo come utilizzatore di Internet.
Da qui scaturiscono innanzitutto gli obblighi da parte delle istituzioni pubbliche, sia in ambito digital divide , cioè dal punto di vista dell’organizzazione strutturale delle risorse di banda, sia per quanto riguarda la net neutrality (art. 4) la cui definizione resta tra i principi fondamentali della carta e viene declinata come il diritto “che i dati trasmessi e ricevuti in Internet non subiscano discriminazioni, restrizioni o interferenze in relazione al mittente, ricevente, tipo o contenuto dei dati, dispositivo utilizzato, applicazioni o, in generale, legittime scelte delle persone”.
Tra i primi articoli, poi, viene posta – rispetto alla bozza iniziale – la questione dell’ educazione ad Internet e il primo comma dell’art. 3 riconosce il ruolo delle istituzioni in questo senso: “Le istituzioni pubbliche assicurano la creazione, l’uso e la diffusione della conoscenza in rete intesa come bene accessibile e fruibile da parte di ogni soggetto” e per questo “promuovono, in particolare attraverso il sistema dell’istruzione e della formazione, l’educazione all’uso consapevole di Internet e intervengono per rimuovere ogni forma di ritardo culturale che precluda o limiti l’utilizzo di Internet da parte delle persone”.
Educazione non solo tecnica, dunque, ma anche per aiutare a distinguere cosa è attendibile da che cosa non lo è, riconoscere il rispetto online degli altri fino al rispetto per il diritto d’autore ed in generale la proprietà intellettuale dei contenuti.
Su tale punto, nonostante nei lavori preparatori si fosse espressa l’intenzione di rinviare ad un secondo momento il merito della questione, ora si esprimono diversi commi, riconoscendo in particolare l’importanza – appunto – dell’educazione e del rispetto di questi.
Spazio, inoltre, trova anche la declinazione del diritto all’anonimato (art. 10) ed all’ oblio (art.11).
Claudio Tamburrino