La consultazione pubblica sulla bozza di Bill of Right italiano per Internet si sta per chiudere, la terza tornata di audizioni alla Camera dei Deputati ha raccolto anche i pareri della società civile, tra scout e giuristi, tra rappresentanti del settore dell’editoria e esperti degli aspetti tecnologici legati alla Rete.
L’ambiziosa Costituzione dei diritti e dei doveri per Internet , fortemente voluta dal Presidente della Camera Laura Boldrini, che parla ora apertamente di “Magna Charta” di Internet, è per ora una bozza che ha l’obiettivo di affrontare gli argomenti più complessi che sono evoluti con l’evolvere della Rete, come diritto all’oblio, big data, diritto di accesso, net neutrality, sicurezza e anonimato.
La prima bozza di questo lavoro è stata predisposta da una commissione di esperti presieduta da Stefano Rodotà, la Commissione per i diritti e i doveri in Internet, sul cui lavoro erano già stati sentiti tecnici ed operatori della Rete lo scorso novembre . La consultazione pubblica online sul cosiddetto Bill of Rights , o meglio “dichiarazione dei diritti di Internet”, si è invece aperta lo scorso 27 ottobre e si concluderà il prossimo 27 febbraio.
Per il momento sono state raccolte proposte ed emendamenti da parte di diverse associazioni ed organizzazioni non governative sentite direttamente dalla Presidente Boldrini, che in quanto tali si configurano come punti di vista parziali nella visione complessiva e nell’ottica di una vera e propria Costituzione.
Per Fieg , per esempio , la questione centrale è quella della tutela del diritto d’autore : “Il sistema di diffusione dei contenuti è radicalmente mutato rispetto a quello tradizionale e richiede un aggiornamento degli strumenti di valorizzazione dei contenuti editoriali, a tutela del diritto d’autore”. Inoltre parlando della Magna Charta di Internet, gli editori non risparmiamo il solito attacco all'”opacità degli algoritmi di indicizzazione” dei motori di ricerca e dei servizi come Google News e vorrebbero che fossero introdotti strumenti per “assicurare la trasparenza dei criteri di indicizzazione a garanzia della neutralità degli stessi, condizione essenziale sia per il corretto funzionamento del mercato, sia per la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo”.
Da parte sua Confindustria Digitale ha chiesto che la Dichiarazione sui diritti di Internet non perda di vista le enormi potenzialità derivante dalla complessità del web che andrebbero vanificate con un approccio eccessivamente difensivo ed il conseguente auspicio che si giunga a soluzioni equilibrate.
Più ampia la visione di Agorà Digitale , che attraverso l’intervento dell’ex senatore radicale Marco Perduca e dell’Avvocato Marco Scialdone afferma che “occorre tenere in considerazione quando si parla di principi, e poi di diritti e quindi di norme che li dovrebbero garantire, che Internet permette al rapporto cittadino-istituzioni di diventare pari a pari, ma oggi un italiano non può godere dei diritti civili e politici attivi e passivi online”.
Puntano invece su trasparenza e sostegno degli open data gli Stati Generali dell’Innovazione , che hanno anche curato una wiki ad hoc per la gestione del dibattito sulla Carta dei Diritti.
In rappresentanza dei professionisti del Web è stata invece audita IWA , che ha sottolineato l’interesse per il documento ed ha sottolineato l’interesse a sostegno della non discriminazione e dell’accessibilità dei siti Web, discorso che deve tener conto degli standard tecnici di settore.
Ad essere ascoltata in audizione dalla Presidente Boldrini anche OpenPolis per la società civile e la difesa della trasparenza e l’ associazione Articolo 21 , che si è concentrata sul Preambolo: Internet – chieda che venga aggiunto – è “un bene comune” ed un “tratto della cittadinanza dell’era digitale”. Per questo la neutralità della rete e l’accesso aperto sono le fondamenta dell’edificio democratico contemporaneo. Altre questioni fondamentali per Articolo 21 sono il supporto al software aperto e non proprietario e l’inclusione nell’ordinamento di uno strumento simile allo statunitense Freedom of Information Act ( FOIA ) per garantire la massima trasparenza delle Procedure amministrative.
Per la società civile, inoltre, è stata audita anche l’ associazione scout AGESCI , i cui rappresentanti hanno proposto maggiore educazione per i più piccoli alla Rete (che devono essere difesi anche dalle minacce) e hanno esaltato il valore della lentezza, invocando apparentemente una limitazione della velocità di connessione in nome di una scoperta dei valori reali e dell’educazione.
Ad intervenire nel dibattito è stato anche Frank la Rue, che per l’ ONU si occupava di diritto alla libertà di espressione e di opinione: ha ribadito l’importanza di uno strumento come FOIA ed il proprio parere in materia, sottolineando come “Internet è cruciale per il rispetto delle diversità”. Per garantirne libertà a suo parere bisogna istituzionalizzare il dialogo multistakeholders come accaduto già in Brasile attorno alla questione del Marco Civil : d’altra parte non si può parlare della questione senza partire dell’apparato tecnico che la sorregge.
A parte queste partecipazioni di rappresentanti di categorie e di esperti già molto attenti alle questioni della Rete, il risultato – nei numeri relativi alla partecipazione cittadina almeno – è ancora scarso e anche il Digital Champions Riccardo Luna chiede la partecipazione.
D’altra parte, ad appena un mese dalla chiusura della consultazione, aperta a chiunque, erano giunte appena otto proposte inserite dagli utenti e 241 commenti a loro corredo. Meno anche della raccolta di idee proposta poco più di due anni fa sugli stessi temi dall’allora ministro dell’Istruzione Francesco Profumo (159 idee, 490 commenti e 3.496 voti da parte di 770 utenti nell’arco però di soli 45 giorni).
Claudio Tamburrino