Internet Bill of Rights, tra televisione e Rete

Internet Bill of Rights, tra televisione e Rete

Dalla RAI a Facebook e Google, il Presidente della Camera ha ascoltato le opinioni dei rappresentanti di vecchi e nuovi media sulla bozza finora presentata per la Costituzione di Internet italiana. La Rete è uno spazio adatto a fornire un servizio pubblico?
Dalla RAI a Facebook e Google, il Presidente della Camera ha ascoltato le opinioni dei rappresentanti di vecchi e nuovi media sulla bozza finora presentata per la Costituzione di Internet italiana. La Rete è uno spazio adatto a fornire un servizio pubblico?

La consultazione pubblica sulla bozza di Bill of Rights italiano per Internet procede con l’incontro tra le istituzioni, presiedute dal Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, principale promotrice dell’iniziativa, ed i rappresentanti della Rai, e di Facebook e Google.

Il focus dell’ incontro era legato in particolare al digital divide : inteso sia in senso strutturale che culturale, per cui il Presidente della Camera Boldrini ha messo in particolare in luce la differenza tra capacità di usare il mezzo da parte dei più giovani ed una sostanziale ignoranza circa le caratteristiche tecniche ed i diritti associati da parte degli stessi.

Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi, rispettivamente Presidente e Direttore generale Rai , sono intervenuti con un punto di vista cross-mediale: hanno così parlato di una vera e propria missione evangelica della tv pubblica verso la conoscenza dei nuovi media, comparti che si contendono l’attenzione dei cittadini dello Stivale.
A tal proposito, da un lato la RAI deve trasformarsi strutturalmente in media company in grado di sfruttare i nuovi mezzi , introducendo nel mondo Internet “una forte dimensione di servizio pubblico” e traghettando il medium tradizionale in servizi di streaming e web tv, dall’altro deve istruire il suo pubblico attraverso programmi e mezzi del media tradizionale.

Per quanto riguarda il primo punto la Presidente Tarantola ha parlato di un cambiamento epocale, affrontando i punti della Carta dei diritti di Internet a cui si sta lavorando: confrontarsi con gli intermediari della Rete crea dei nodi che saranno da sciogliere con attenzione. “Oggi – ha osservato Tarantola – un utente radio o tv se ha un problema con la Rai (diffamazione, abuso del diritto di cronaca, mancata autorizzazione all’uso dell’immagine, ecc.) sa di poter contare sulle leggi italiane ed europee che ne proteggono i diritti e quindi si “fida” di Rai e condivide una serie di informazioni personali, perché si sa tutelato”. In Rete la situazione potrebbe cambiare: “Mettiamo ad esempio il caso di un cittadino che accede a programmi Rai attraverso le piattaforme Google, YouTube o via Facebook – prospetta Tarantola – Pensa di trovarsi in ambiente Rai, ma in realtà il suo rapporto è con Google, YouTube o Facebook, e come tale è regolato, in base alla Direttiva europea sul commercio elettronico, dalle leggi dello stato di California. Tutti i suoi dati, anche quelli sensibili, smettono di essere di sua proprietà e diventano patrimonio dell’azienda californiana”.

L’aspetto della privacy è poi altrettanto fondamentale, un diritto da tutelare anche in funzione del ruolo di servizio pubblico della Rai: “I dati che possono essere rilevati attraverso il controllo del consumo televisivo sono assai sensibili ed attengono alla sfera dei diritti individuali più intimi, ed il fatto che un’azienda possa sapere se un certo utente cambia canale quando appare un certo politico, o si sintonizza quando ne appare un altro, è una violazione della privacy ed apre un pericoloso processo che potrebbe portare ad una nuova situazione tipo “big brother” orwelliano in chiave moderna”.

“L’Italia oggi – spiega invece il direttore generale della Rai Gubitosi – ha un tasso di analfabetismo digitale pari al 30 per cento della popolazione. Così serie e programmi tv daranno più spazio alla tecnologia nelle storie e nelle vite dei protagonisti”.
Come, dove e con quale spirito, naturalmente, è ancora tutto da decidere, ma già vi sono alcune idee: in particolare si parte dall’inserimento di azioni quotidiane portate avanti attraverso Internet dai personaggi dei programmi (come il pagamento delle bollette), richiamando l’ idea di un programma storico, “Non è mai troppo tardi”, riadattandolo alle tematiche digitali e senza fini pedagogici ma mettendo in luce potenzialità e rischi dell’online.

Sul fronte dei colossi della Rete si è espresso Richard Allan, Vicepresidente Public policy Facebook per Europa, Medio Oriente e Africa, che si è invece concentrato sull’aspetto strutturale: parlando dello sforzo profuso nel progetto Internet.org , parla della necessità di diffondere la connettività , che ha dimostrato di poter avere nel mondo un eccezionale potere liberatore. Per questo regole e restrizioni devono avere un approccio transfrontaliero e che tenga conto delle necessità di popoli e paesi diversi.

Giorgia Abeltino, responsabile Relazioni istituzionali e Affari regolamentari di Google Italia, dice invece che è importante mettere il cittadini al centro, informandolo chiaramente sui suoi diritti, ma d’altra parte responsabilizzandolo, spingendolo ad informarsi continuamente.
A proposito della Carte dei diritti proposta, quindi, sottolinea il rischio di presenza di norme di dettaglio destinate a diventare obsolete , che potrebbero non affrontare correttamente le diverse singole situazioni. Per Google, piuttosto, è importante stabilire chiaramente le regole generali relative al trattamento dei dati, ed in primis trasparenza di servizio, net neutrality e il non lock-in dei dati.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
31 mar 2015
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