“Internet è libertà. La libertà di comunicare, di conoscere, di esprimersi. Ma anche libertà di innovare e di cambiare gli schemi predefiniti. Uno strumento fantastico nelle mani dei giovani, che da sempre hanno questa missione, essenziale per il futuro delle nostre società”. Inizia così il discorso del Consigliere Giuridico del Ministero della Gioventù Luigi Bobbio , intervenuto nel corso del convegno romano La libertà su Internet. Modelli e Regole . Inizia citando il fondatore di Creative Commons Lawrence Lessig: “ostacolare Internet significa dichiarare guerra ai nostri figli”.
Ed è una Rete costantemente minacciata quella descritta da Bobbio, sotto gli “attacchi geriatrici” che renderanno purtroppo difficile il cammino dei giovani italiani. Un cambiamento traumatico quello che dovrebbe portare “l’era del telecomando” ad abbracciare gli aspetti “ultra-mediali” della Rete.
“L’analfabetismo digitale è la nuova piaga culturale che permea indistintamente la società – ha spiegato Bobbio – ma affligge soprattutto i non-nativi digitali”. Sarebbe pertanto indispensabile il pieno sviluppo della fibra ottica, non certo basato su modelli che comportino l’esclusiva discrezionalità degli operatori .
Qui, impossibile non entrare nei delicati territori della cosiddetta neutralità della Rete. “La non discriminazione dei servizi, dei protocolli e dei singoli dati trasmessi in Rete è un principio fondamentale di libertà, che necessita di adeguata tutela di base nel rispetto della libertà d’impresa”, ha aggiunto Bobbio.
Bisognerebbe quindi ripensare quello che è stato definito “modello statico novecentesco di uso dello spettro radio”. Vedere in sostanza assegnate ad Internet e non alla TV le frequenze liberate dai nuovi scenari digitali . Anche perché il futuro della televisione consisterebbe proprio nel viaggiare su Internet.
Bobbio ha dunque invitato ad una fondamentale apertura nei confronti delle frequenze libere e condivise , inaugurando la sperimentazione dei cosiddetti white spaces , sulla scia di alcune iniziative statunitensi. Si è dunque parlato di “federalismo demaniale nelle frequenze” che consentirebbe di riservare un minimo di spazio radio per garantire la connettività di base a livello universale.
Modelli economici differenti secondo le caratteristiche locali , tutti però subordinati ad un presidio cittadino diretto – federale o sussidiario, secondo Bobbio – “sui diritti fondamentali della connettività universale, della banda minima garantita e della neutralità pubblica della Rete”.
L’onorevole ha tuttavia sottolineato come la libertà di Rete non si persegua soltanto per mezzo delle politiche infrastrutturali. “Il pericolo dietro l’angolo per il legislatore è l’astrazione virtuale di logiche sociali e giuridiche della Rete. Non esistono attività illegali commesse su Internet, qualsiasi fattispecie d’illecito si realizza nel mondo reale, anche attraverso lo strumento della Rete”.
Di fenomeni illegali come quello della pirateria online Bobbio aveva peraltro già parlato , definendoli marginali rispetto alla portata storica del processo di successione di Internet a tutti i media del ventesimo secolo. La strada indicata vira verso l’adattamento delle leggi esistenti, aggiornando in maniera significativa il diritto d’autore in Italia.
“L’Italia è il paese delle mille leggi vecchie – ha continuato Bobbio – Riformuliamole, semplifichiamole, adattiamole, ma non pensiamo di aggiungere pezze speciali per rincorrere la novità. Open government significa Internet. Allora rendiamo open data tutte le informazioni sulla Pubblica Amministrazione non protette giusta causa, codice-aperto ogni logica e procedura”.
” Quis custodiet ipsos custodes? – lancia una provocazione Bobbio – se non liberi cittadini in una Rete trasparente”?
Mauro Vecchio