L’edizione autunnale di “E-privacy 2014” si è aperta oggi a Cagliari e quest’anno affronta argomenti quali Internet delle cose, droni, cybercontrollo e sicurezza , naturalmente analizzandone le implicazioni per il cittadino e la soaietà civile.
La conferenza organizzata dal Progetto Winston Smith, dal Centro Hermes per le libertà digitali e dal Circolo dei Giuristi Telematici, gunta alla sua sedicesima edizione, vede quest’anno la partecipazione tra gli altri , di Marco Calamari , Giovanni Battista Gallus, Carlo Blengino, Fulvio Sarzana, Raoul Chiesa, la professoressa Elisabetta Loffredo ed la giornalista Manuela Vacca: nei due giorni di dibattito si cercheranno di analizzare opportunità e minacce derivanti dalle nuove evoluzioni tecnologiche ed in particolare quelle che rientrano nel cosiddetto settore dell’ Internet of Things , formula per identificare tutti quei prodotti, dagli orologi alla lavatrice, passando per gli occhiali e le automobili, che combinano la connettività e la possibilità di programmazione e personalizzazione in oggetti d’uso quotidiano. E che interagiscono direttamente con i dati (strade percorse durante il giorno, dati legati alla salute o semplicemente alle abitudini) degli utenti.
Nel frattempo, è stato presentato dal Garante per la Privacy italiano un documento pubblicato dai garanti europei riuniti nel gruppo Article 29 che affronta proprio la questione dei rischi per la riservatezza privacy associati all’Internet delle Cose.
Il documento delle autohority per la privacy del Vecchio Continuente si concentra sull’argomento distinguendo tre settori in grande sviluppo: il wearable computing (abiti, accessori ed altri dispositivi, quali occhiali, indossabili dalle persone), il quantified self (sensori ed altri dispositivi utilizzati per misurazioni di prestazioni o condizioni corporee) e la domotica (il “frigorifero intelligente”, la “casa intelligente”).
Le autorità puntano il dito sulle possibile conseguenze che l’utilizzo di questi nuovi prodotti dell’ Internet of Thing rischia di avere su altri servizi: a parte gli aumentati pericoli per la sicurezza dei dati, preoccupa in particolare il fatto che potrebbe generare una fisiologica riduzione della sfera di anonimato che gli utenti possono ritagliarsi online. Inoltre, il fatto che questi oggetti siano dotati di codici identificativi, indirizzi MAC ed altre forme di dati che potrebbero essere utilizzati come vere e proprie impronte digitali, porta inevitabilmente anche l’utente che li indossa a venire allo scoperto.
Per questo Article 29 preme affinché venga uniformemente applicato il quadro normativo in materia di protezione dei dati, in modo tale da permettere livelli più alti di tutela anche a livello transazionale e maggiore facilità nel rispettare le leggi da parte dei produttori di dispositivi, a partire dall’applicazione dei principi di “privacy by design” e “privacy by default”.
La base dell’intera normativa, poi, dovrebbe essere il completo controllo dei dati personali da parte degli utenti e la possibilità da parte dei produttori di avervi accesso solo sulla base di un consenso davvero informato e chiaro in tutti i suoi punti.
D’altronde, una delle minacce principali è quella correlata alla cosiddetta asimmetria informativa, che vede gli utilizzatori spesso inconsapevoli di quanti e quali dati sono raccolti, rischiando di essere profilati sulla base dell’incrocio di questi dati con altre informazioni.
Claudio Tamburrino