Gli utenti devono avere libertà di scelta, e sfuggire al tracciamento in funzione dell’advertising deve essere una decisione che spetta a loro: dopo aver interpretato per anni il ruolo di zelante paladina della privacy per mezzo delle impostazioni di Internet Explorer, Microsoft rinuncia all’attivazione di default del sistema Do Not Track.
Microsoft, in controtendenza rispetto agli altri sviluppatori di browser , aveva scelto di preimpostare l’attivazione del sistema di non tracciamento a partire da Internet Explorer 10, nel 2012: attraverso la procedura di configurazione semplificata che assiste gli utenti di Windows o di Explorer al momento di una nuova installazione o di un aggiornamento, i netizen si dotano di un browser con il sistema DNT attivato. La decisione di Microsoft aveva scatenato ptoteste e ammutinamenti da parte di coloro che pagano per la pubblicità e di coloro che per la pubblicità vengono pagati, e che offrono volontariamente la propria adesione ai sistemi DNT: Redmond si sarebbe arrogata il diritto di scegliere in vece dei propri utenti.
Anche il W3C, in seno a cui sono nati gli standard che governano i meccanismi DNT, nel 2012 aveva giudicato fuori standard la presa di posizione di Microsoft, e a tre anni di distanza è Microsoft ad adeguarsi: Brendon Lynch, che presiede alle policy sulla privacy in quel di Redmond, spiega che la marcia indietro è dettata proprio da una evoluzione degli standard del W3C. Ora recitano espressamente che “In mancanza di una scelta da parte degli utenti, non c’è alcuna preferenza espressa riguardo al tracciamento”: per riflettere questo aggiornamento, per “sgombrare ogni dubbio sul fatto che la nostra implementazione sia compatibile con gli standard W3C”, spiega Lynch, “d’ora in poi la funzione Do Not Track non sarà attiva di default con la configurazione rapida di Windows Express Settings”.
Nel momento in cui gli utenti avvieranno Windows per la prima volta su un nuovo PC, nel momento in cui aggiorneranno Windows o Internet Explorer, Microsoft si limiterà a fornire le informazioni necessarie ad abilitare nel browser la funzione di non tracciamento: “senza questo cambiamento – chiosa Lynch – i siti che ricevono l’istruzione di non tracciamento potrebbero obiettare che non rispecchia le preferenze degli utenti, e quindi potrebbero scegliere di non rispettarla”.
Gaia Bottà