Secondo uno studio commissionato da McAfee circa la metà dei teeenager che passano del tempo online ha condiviso informazioni personali con sconosciuti.
“Anche se i ragazzi sanno che non devono parlare con estranei, online si viene a creare un senso di fiducia e anonimato che fa loro abbassare la guardia”, spiega Tracy Mooney, responsabile di cybersicurezza di McAfee.
Lo studio, condotto negli Stati Uniti su 955 ragazzi tra i 13 e i 17 anni, ha cristallizzato le paure dei nuovi genitori, quelli che si trovano a crescere ragazzi in un tempo in cui oltre alle consuete apprensioni, dilaga anche la paura del mondo connesso. In cui spesso i figli si muovono più velocemente dei genitori, evitandone il controllo.
La ricerca ha mostrato infatti che il 69 per cento degli adolescenti statunitensi effettua aggiornamenti del proprio stato presso i social network divulgando anche la propria posizione esatta , il 28 per cento chatta con persone che non conosce nel mondo offline , il 43 per cento rivela il proprio nome, il 24 l’email, il 18 foto, il 12 addirittura arriva a dare il proprio numero di cellulare.
Il 14 per cento, inoltre, ammette di aver adottato qualche tipo di comportamento da “cyberbullo” nel corso del 2010. E quasi la metà non sa come difendersi e reagire se diventasse vittime di cyberbullismo o di molestie. A consolare, il fatto che tale dato, in effetti, mostra un lieve miglioramento rispetto agli anni precedenti e che una linea viene tracciata dai giovani circa le informazioni aggiuntive come l’indirizzo, il cognome, la scuola e il Social Security number , di cui si mantiene la riservatezza.
Inoltre i controlli da parte dei genitori non sono semplici , anche perché più della metà (il 55 per cento) dei teenager nasconde loro la propria attività in Rete: il 23 per cento chiude o nasconde il browser appena i genitori entrano in stanza, il 32 cancella la cronologia. L’87 per cento, poi, si collega anche da postazioni fuori da casa.
Claudio Tamburrino