L’Europa sembra aver trovato una posizione comune per quanto riguarda la politica digitale: il fulcro che ha permesso di raggiungere la definitiva intesa sembra essere stata l’Italia, che sta sfruttando i poteri di agenda del suo semestre di presidenza del Consiglio d’Europa per affrontare proprio le questioni legate a connettività, Internet e diritti online.
L’occasione nella quale i paesi membri sono riusciti a confrontarsi per raggiungere una posizione unica e condivisa sull’Internet Governance è stata la riunione informale dei 28 ministri UE delle Comunicazioni. Peraltro, già nei giorni scorsi l’Italia aveva avuto modo di avanzare la sua posizione su tali questioni: in occasione dell’incontro tra il presidente e CEO di ICANN ( Internet Corporation for Assigned Names and Numbers ) Fadi Chehadé ed i rappresentanti italiani del Ministero alle Comunicazioni, Roma aveva avuto modo di delineare quella che rappresentava già la posizione europea sulla questione, cioè la volontà di coinvolgere governi e altre parti in causa (dalle università alle associazioni non governative) nel dibattito apertosi sul fronte dell’Internet Governance.
Il nuovo dibattito era scaturito dall’ annuncio da parte della National Telecommunications and Information Administration (NTIA) del Dipartimento del Commercio USA di voler cedere il controllo sulla gestione dei server DNS e sull’amministrazione dei cambiamenti del root zone file ad ICANN , completando la transizione che ha portato il governo degli Stati Uniti a svolgere un ruolo sempre più marginale nel controllo dell’infrastruttura centrale della moderna rete telematica mondiale. Una scelta, quella dell’NTIA, che coincide con le rivelazioni di Edward Snowden nello scandalo Datagate.
Proprio in rapporto a questa transizione, il viceministro Giacomelli ha riferito di voler aprire “una nuova fase di interlocuzione con gli USA” e con Icann, “ponendo l’Europa come un soggetto politico istituzionale, protagonista dei processi in atto e con parole importanti da dire” ed in quest’ottica sarà particolarmente importante il documento unico che sarà redatto in seno alle istituzioni europee e – come ha sottolineato ora Neelie Kroes – in “piena sintonia con la presidenza italiana”. Come si legge nel documento finale dell’incontro, intanto, gli Stati membri vogliono far sì che l’UE parli con una voce sola in tale processo relativo alle funzioni IANA, in modo tale da favorire l’adozione di un meccanismo di scelta trasparente ed inclusivo.
Legata a doppio filo con la questione dell’infrastruttura di Internet, vi è poi il dibattito sui diritti online, punto su cui l’Italia vorrebbe essere altrettanto centrale .
Le due questioni, d’altra parte, sono interconnesse: alla base del funzionamento di Internet c’è un accordo continuo sui protocolli di rete e sui formati dei dati e ciò significa che la standardizzazione tecnica è fondamentale. D’altra parte la scelta di uno standard rispetto ad un altro finisce per influenzare il comportamento delle macchine ed, inevitabilmente, delle persone. A tale questione c’è da aggiungere quella relativa alla gestione e all’assegnazione di risorse come sono i nomi a dominio, gli indirizzi IP ed i protocol port numbers, tutti limitati ed esclusivi. La loro amministrazione – dunque – chiama in causa diritti e doveri.
Così mentre a Milano i ministri europei parlavano di come affrontare la questione della governance, in Italia è stata presentata anche la prima bozza della proposta di Bill of Rights di Internet , la nuova carta costituzionale che – sulla scorta del Marco Civil brasiliano – affronti a livello nazionale la questione dei diritti e dei doveri online.
Si tratta del lavoro della Commissione di studio per la redazione di principi e linee guida in tema di garanzie, istituita ad hoc dalla presidente della Camera Laura Boldrini.
“Considerare Internet uno dei vari media è riduttivo e improprio – ha commentato Boldrini – Internet è molto di più: è una dimensione essenziale per il presente e il futuro delle nostre società; una dimensione diventata in poco tempo un immenso spazio di libertà, di crescita, di scambio e di conoscenza”.
La bozza attende ora la sintesi del presidente della Commissione Stefano Rodotà.
Claudio Tamburrino