Impensabile affidarsi alle istituzioni e alla coscienza del mercato, impossibile aspirare ad una Internet libera, accessibile e aperta senza combattere: con questo intento nasce Internet For Everyone , una iniziativa votata a garantire Internet a tutti i cittadini statunitensi, banda larga che innervi la comunità e garantisca la possibilità di avviare attività, di accedere alla cultura, di partecipare alla società civile connessa.
Internet For Everyone è stata lanciata da un membro della Federal Communication Commission e da un nugolo di colossi della rete e di associazioni a tutela dei diritti dei cittadini in occasione del Personal Democracy Forum 2008 : l’iniziativa mira a garantire ad ogni cittadino americano la possibilità di prendere parte all’economia digitale , di esercitare il proprio diritto ad esprimersi e ad informarsi nel frammentatissimo e variegato pluralismo della rete. Il grimaldello per la partecipazione di ciascuno? Banda larga che raggiunga tutti e metta tutti in contatto, un servizio che deve necessariamente essere offerto in un regime competitivo, perché sia accessibile e garantito a chiunque, perché possa continuare a migliorarsi.
La situazione della connettività negli States, sottolineano i promotori di Internet For Everyone, non è affatto rosea: meno della metà della popolazione USA è online , le disparità digitali che tracciano una linea tra i cittadini connessi e quelli non connessi sono numerose. Sono divide di tipo economico, di tipo geografico, di tipo etnico, differenze scaturite da disparità culturali e dagli interessi dei fornitori dei servizi di connettività, poco interessati a spingere i propri affari laddove il bilanciamento tra costi e rendite non penda con decisione a favore del profitto. È questa una situazione, spiegano, che impatta sul ruolo degli States nello scacchiere dell’economia globale: connessioni da 53 dollari al mese per 8,9 mbps in download impediscono alla società civile di accedere alla rete, di conoscerne le potenzialità, di utilizzarla come fulcro della propria attività.
Sono quattro i pilastri su cui si fonda Internet For Everyone, quattro principi attorno ai quali si dispiegheranno l’attività informativa e la pressione che Internet For Everyone eserciterà sulla sfera politica e sugli operatori perché si istituisca un progetto per alimentare ogni casa e ogni attività con la banda larga. In primo luogo a tutti deve essere garantito l’ accesso veloce e affidabile, ad ogni famiglia e ad ogni impresa, che si trovino in una grande città o che siano disseminate nelle aree rurali.
La libertà di scelta è un altro dei requisiti della Internet per tutti: ciascuno deve poter scegliere i contenuti di cui fruire, deve poter scegliere il provider a cui rivolgersi, deve poter approfittare di servizi in competizione e in continuo miglioramento. L’altro lato della medaglia è la openness : ciascun cittadino deve essere libero di produrre i propri contenuti, di aspirare al successo con le attività che decide di ingaggiare in una rete senza filtri e senza cartelli, in un ecosistema aperto e non discriminatorio.
Sono questi i presupposti perché Internet sia strumento di innovazione : se l’accesso fosse garantito a tutti, se il digital divide venisse colmato da proposte di connettività più eque, si innescherebbe un circolo virtuoso capace di moltiplicare le potenzialità di Internet. La rete potrebbe diventare un terreno ancor più fecondo per far germogliare ancor più idee, per alimentare nuovi modelli di business e per creare spazi per nuove aziende, capaci di dar vita a nuovi posti di lavoro, capaci di sospingere l’economia globale.
A condurre l’iniziativa sono associazioni che si battono a favore dei diritti dei cittadini come FreePress e ACLU , figure carismatiche come Lawrence Lessig e Vint Cerf , indefesso promotore della causa di una Internet universale . Ma ad aderire ci sono anche colossi della rete come eBay e Google, che da tempo si batte a favore di una Internet aperta: evidente l’interesse da parte delle aziende ad una più ampia partecipazione dei cittadini alla vita in rete. Nessun ISP figura però in Internet For Everyone: l’attività dei promotori dovrà inevitabilmente passare per il Palazzo, per istituzioni che sembrano ancora troppo deboli per invertire la rotta del divario digitale.
Gaia Bottà