Roma – Il razzismo e il terrorismo possono trovare in internet un alleato. Questo è quanto sostiene il Centro Simon Wiesenthal , secondo cui da temere non ci sono più soltanto i gruppi razzisti o perfino terroristi che si organizzano con siti dedicati attraverso la rete, ma anche tutti coloro che utilizzano internet per diffondere l’ anti-cultura della distruzione e dell’odio.
E i mezzi per farlo – che fino a qualche tempo fa venivano identificati in strumenti più o meno “tradizionali”, da bollettini a manifesti, a riunioni online – stanno cambiando. Secondo gli osservatori del Wiesenthal, infatti, sono sempre più frequenti sulla rete videogame e mezzi espliciti, quali annunci per il reclutamento di terroristi. Un insieme di elementi che stanno cambiando il volto del razzismo online.
“I gruppi estremisti – ha spiegato il rabbino Abraham Cooper – stanno ora investendo molto sulla rete. La maggiore differenza rispetto al passato è che ora vi sono molti più siti che arruolano aspiranti per attentati suicidi o che incoraggiano il terrorismo. In più aumentano i giochi che prendono di mira le minoranze”.
Qualcosa è cambiato, dicono dunque gli esperti, ed è cambiato attorno ad una data tragica, quella dell’11 settembre 2001.
Il Wiesenthal, che si occupa da sempre di razzismo e che nel suo DNA ha la caccia agli ex-nazisti, ha parlato della questione nel suo rapporto annuale “Digital Hate 2002”, nel quale afferma che su centinaia di migliaia di siti monitorati almeno 3.300 devono essere considerati “problematici” contro i 2.600 di un anno fa.
Tra i giochi in rete individuati dal Wiesenthal c’è Kaboom!, un game nel quale il giocatore impersona un terrorista suicida che corre lungo una strada cercando il punto migliore per farsi esplodere, quello nel quale più alto è il numero delle potenziali vittime.
Ma ci sono altri giochi che hanno attirato l’attenzione dell’osservatorio del Wiesenthal. Tra questi anche cose come KZ Manager, un gioco basato su un campo di concentramento nel quale la minoranza turca dell’Austria è imprigionata e vittima di ogni angheria. Altri ancora sono giochi sulla pulizia etnica, shoot-em up che prendono di mira le persone di colore e via peggiorando.
I giochi, dunque, ma anche attività apparentemente del tutto rispettabili o spazi web di incontro sociale: tutto secondo gli esperti viene utilizzato ormai per catturare quello che Cooper definisce “lupo solitario”, una tipologia di individuo che può essere facilmente affascinata con la prospettiva di entrare in una organizzazione gestita da leader carismatici.
Uno degli aspetti che secondo Cooper sono maggiormente inquietanti rimane comunque la possibilità per i diversi gruppi razzisti o terroristi di trovare “radici comuni” e di creare “inedite alleanze”, proprio attraverso internet. Sarebbe questo il caso, per esempio, dei bianchi razzisti nordamericani e degli estremisti islamici, gruppi che in rete divengono contigui per l’odio comune nutrito nei confronti degli ebrei.