Roma – L’era dell’accesso ad Internet anonimo e spensierato, al prezzo di una semplice tariffa oraria, è finita: tutti i punti d’accesso pubblici dovranno ottenere una licenza e registrare dati anagrafici ed abitudini di navigazione per qualsiasi utente. L’onnipresente minaccia del terrorismo internazionale ha spinto i ministri dell’Interno, delle Comunicazioni e dell’Innovazione a firmare un decreto legge che fa parte delle norme speciali promesse dal governo per contrastare ogni attività sospetta sul territorio.
Pubblicato il 16 agosto, il testo del decreto legge prevede che tutti i titolari degli Internet point debbano tra l’altro ottenere una autorizzazione del questore . La novità non interessa soltanto le attività commerciali: circoli ed associazioni che mettono a disposizione “terminali telematici” dovranno ugualmente ottenere il beneplacito delle autorità. Si tratta di misure che consentiranno alle forze dell’ordine di massimizzare il monitoraggio dei cosiddetti phone center della penisola, gestiti e frequentati soprattutto da immigrati.
Le nuove norme coinvolgono sia utenti che gestori dei servizi pubblici di telecomunicazione. Chiunque fornirà un accesso alla Rete, stabilisce la legge, dovrà “identificare chi accede ai servizi telefonici e telematici offerti, prima dell’accesso stesso o dell’offerta di credenziali di accesso, acquisendo i dati anagrafici riportati su un documento di identità, nonché il tipo, il numero e la riproduzione del documento presentato dall’utente”.
I dati raccolti, tranne i contenuti delle comunicazioni, dovranno essere a completa disposizione delle autorità giudiziarie – almeno fino al 31 dicembre 2007. Fino a questa scadenza i titolari degli Internet point dovranno “memorizzare e mantenere i dati relativi alla data ed ora della comunicazione ed alla tipologia del servizio utilizzato, abbinabili univocamente al terminale utilizzato dall’utente, esclusi comunque i contenuti delle comunicazioni”. L’approvazione ottenuta dal Garante per la Privacy , garantiscono le fonti ufficiali, dovrebbe assicurare la correttezza dell’iniziativa.
Un giro di vite atteso da tempo: ma basterà per limitare la diffusione di “informazioni pericolose” attraverso il web, la posta elettronica ed altri sistemi telematici? Secondo notiziari RAI tutto questo potrà servire per “il controllo serrato di quanti nella rete trovano il modo di entrare in contatto con le cellule dell’integralismo islamico combattente o vi possano attingere messaggi o indicazioni su missioni di morte”. Una pretesto che odora di demagogia: contemporaneamente all’entrata in vigore del decreto, polizia e carabinieri hanno già perquisito vari phone center in tutta Italia.
Tommaso Lombardi