Quanto è diversa l’infrastruttura della Internet di oggi rispetto alle condizioni in cui la rete delle reti versava ai primordi? Si tratta in sostanza di due mondi (tecnologici, commerciali e così via) molto diversi tra loro, risponde Arbor Networks dopo due anni di analisi su ben 256 exabyte di informazioni , in quello che viene definito come il più esteso studio del traffico di rete globale dalla metà degli anni ’90 a oggi.
Dopo soli tre lustri (anno più anno meno), la Rete è diventata praticamente irriconoscibile dice lo studio , perché se allora le reti di primo livello gestivano la stragrande maggioranza del traffico connettendosi poi a migliaia di reti di secondo livello e provider regionali, ora il 50 per cento di tutto il traffico online è in mano a un elenco che include solo 150 network in cui, naturalmente, è presente anche Google. E Mountain View, altrettanto prevedibilmente, è la principale fonte di traffico mondiale con il 6 per cento del totale.
Internet è oggi in mano agli “iper-giganti”, dice Arbor Networks, mastodonti cresciuti all’ombra di un processo evolutivo in cui l’essenza della navigazione online è passata dalla necessità di contattare i tanti siti web disponibili all’acquisto parossistico e implacabile degli spazi telematici da parte dei giganti di cui sopra. Oltre a Google le 30 società di rete più importanti (a cui corrisponde il 30 per cento del traffico globale ) includono colossi come Facebook, Microsoft e YouTube (quindi ancora Google).
Un’altra grossa fetta di traffico se la ingollano poi i cosiddetti content delivery network (CDN), reti come Akamai, Limelight, BitGravity, Highwinds e Gravity che rappresentano i veri artefici della gran movimentazione di (exa-)byte in giro oggidì. E per quanto riguarda il tipo di contenuti scaricati, uploadati e scambiati, continua Arbor, il P2P ha subito un crollo non indifferente passando dal 40 al 18 per cento del totale.
I fantomatici “pirati” si sono per la gran parte dileguati, gli impenitenti hanno messo radici in case più o meno chiuse ma non impossibili da trovare, su USENET e sui server di file hosting , mentre la palma di appliace succhia-banda per antonomasia è passata ai portali di videosharing quali YouTube, Hulu, Vimeo e altri a cui viene accollato il 20 per cento del traffico complessivo .
Le applicazioni basate sul web consumano il 52 per cento del traffico telematico, dice Arbor, contro il 42 registrato nel 2007. E il futuro di Internet come si prospetta? In una piattaforma in costante evoluzione come la rete delle reti, Arbor Networks scommette senza remore sui contenuti multimediali di qualità superiore (HD?) e l’aumento di performance delle reti ad alte prestazioni quali catalizzatori per l’ennesimo cambiamento di attributi della ragnatela globale.
Alfonso Maruccia