La cyberwar esiste, e le istituzioni di controllo la stanno perdendo su tutta la linea. Continua l’acceso dibattito sulla reale consistenza delle minacce alle infrastrutture telematiche internazionali: se c’è chi come Wired sostiene che la propaganda prenda il sopravvento sulla realtà nascondendo interessi poco virtuali e a parecchi zeri, agenzie come l’FBI statunitense sono di avviso diametralmente opposto e lanciano allarmi sui pericoli di una guerra sotterranea tra i “buoni” e i cattivi del cyberwarfare.
Intervenendo alla RSA Conference di San Francisco, il direttore del Bureau Robert Mueller evoca la minaccia alla sicurezza nazionale e avverte: basta una singola falla e si dà il via a una valanga fatta di informazioni perdute, identità scippate, carte di credito trafugate e dati compromessi. Oltre a rubare i dati sensibili, dice Mueller, cracker e cybercriminali si lasciano dietro una (non meglio precisata) quantità di bit corrotti i cui effetti deleteri si sommano a quelli già notevoli del furto di informazioni. “Stiamo partecipando all’equivalente del gioco del gatto col topo – dice Mueller – e sfortunatamente il topo sembra essere un passo avanti per la maggior parte del tempo”.
La stessa apprensiva visione della sicurezza in rete la restituisce il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, il quale si richiama all’episodio della cyberwar in Estonia (membro dell’alleanza atlantica) degli anni passati e denuncia il costante tentativo di incursione nei database riguardanti l’Organizzazione.
“Si tratta di una serie di minacce davvero ad ampio raggio – dice Rasmussen – ci sono molti protagonisti nel cyberspazio, e noi dobbiamo sviluppare la capacità di difenderci contro questi attacchi”. Contro terroristi, spie, sovversivi e altro genere di criminali alla NATO occorre aumentare gli sforzi per combattere “la minaccia alle sue radici”, Internet inclusa.
Internet sempre più vettore di attacchi, crimini, truffe e violazioni? Per la polizia giapponese i “crimini di Internet” hanno conosciuto un autentico boom arrivando a 6690 casi totali nel 2009, un aumento del 5,8% rispetto all’anno precedente e un raddoppio abbondante delle stime rispetto a quattro anni fa. Le frodi online annuali sono in caduta libera (-54%), dice l’organizzazione, in compenso le violazioni di copyright, gli intenti suicidi, la pedopornografia e il furto di credenziali finanziarie vanno alla grande (rispettivamente +30%, +25%, +100% e +45% tra il 2008 e il 2009).
Alfonso Maruccia