Mary Meeker, l’analista di Morgan Stanely nota per essere stata soprannominata la “Regina della Rete” in tempi non sospetti, ha presentato la sua ultima raccolta di statistiche telematiche al Web 2.0 Summit di San Francisco. Nei numeri sciorinati da Meeker si specchiano i trend di crescita di Internet nelle varie zone del mondo, la rutilante corsa dei sistemi operativi mobile e il prossimo sorpasso degli smartphone sui PC propriamente detti.
La presentazione di Meeker, titolata “Dieci Domande che i dirigenti di Internet dovrebbero fare e a cui dovrebbero rispondere”, spiega che la quasi maggioranza dei netizen mondiali (46%) risiede in soli cinque nazioni, vale a dire gli USA, la Russia, il Brasile, la Cina e l’India. La Cina è in testa in quanto a popolosità di utenti telematici (384 milioni), superando di gran lunga gli Stati Uniti (240 milioni) che restano comunque in testa in quanto a percentuale di penetrazione dell’accesso alla rete (76% contro il 29% della potenza asiatica).
Ci sono la bellezza di 670 milioni di utenti di connessioni 3G nel mondo , dice Meeker, e non a caso il mobile rappresenta uno dei fattori di maggior cambiamento della rete degli ultimi anni. La diffusione di iOS in particolare cresce a ritmi vertiginosi, avendo già raggiunto i 120 milioni di utilizzatori in soli 13 trimestri e molto più velocemente di quanto siano riusciti a fare in passato Netscape, AOL o NTT DoCoMo.
Il mobile rappresenta il futuro della rete, dice ancora Meeker, e al mobile basteranno appena cinque anni per raggiungere la stessa percentuale del mercato al dettaglio conquistata dall’e-commerce informatico nel triplo del tempo (5%). Un’importante conseguenza di questo mutamento tecnologico sarà il sorpasso dei PC (desktop e laptop) da parte degli smartphone commercializzati, sorpasso che secondo Meeker avverrà nel 2012 con 400 milioni di “telefonini intelligenti” messi in vendita contro i 200 milioni scarsi dello scorso anno.
Una stima che somiglia molto più a una velata minaccia per chi ha ancora cara la privacy online è la “sotto-monetizzazione” del cosiddetto Cost per impression (CPM) su Facebook, che al momento vale appena 0,55 dollari ma che dovrebbe “normalizzarsi” nel corso dei prossimi anni. Facebook ha a disposizione uno degli asset meno sfruttati economicamente della rete , spiega Meeker, ma le cose sono giocoforza destinate a cambiare quanto prima.
Alfonso Maruccia