Google ha commissionato a Boston Consulting Group (BCG), multinazionale che si occupa di consulenza, uno studio per tracciare il profilo, il valore e gli scenari evolutivi di Internet nell’economica italiana .
Secondo l’ analisi del gruppo , la cosiddetta Internet Economy in Italia ha raggiunto un valore di 31,6 miliardi di euro solo nel 2010, pari a circa il 2 per cento del PIL. Senza contare l’indotto (beni acquistati dopo essersi informati online e che varrebbero fino a 17 miliardi) e l’ e-procurement (beni e servizi acquistati dalla pubblica amministrazione attraverso piattaforma online).
La prospettiva è ancora più proficua: l’Internet Economy è cresciuta del 10 per cento rispetto ai 28,8 miliardi di euro del 2009 e promette di arrivare a rappresentare il 4,3 per cento del PIL nel 2015 : si tratterebbe di una crescita compresa tra il 13 e il 18 per cento e, in ogni caso, di numeri molto importanti.
Dei 31,6 miliardi del 2010, la metà è costituito dalla componente consumo: di questo il 35 per cento è costituito dalle spese in hardware. L’e-commerce è dominato dai servizi legati al turismo (gli acquisti di biglietti aerei e prenotazioni di alloggi), mentre tra i contenuti digitali domina il gaming con il poker online che solo nel 2010 ha raccolto 3 miliardi di euro.
Dei rimanenti, invece, 11,2 miliardi arrivano dai privati (e sono soprattutto gli investimenti degli operatori di telecomunicazioni nelle reti) e poco più di 7 miliardi di spesa arrivano dallo Stato e dagli enti pubblici.
Concentrandosi poi sul tessuto economico italiano, BCG ha rilevato che le piccole e medie imprese (PMI) che usano attivamente Internet crescono più in fretta , raggiungendo (logicamente) una clientela più internazionale, e di conseguenza sono più produttivi e assumono più persone rispetto alle altre: hanno registrato una crescita media dell’1,2 per cento dei ricavi negli ultimi tre anni, rispetto ad un calo del 2,4 per cento di quelle che hanno solo un sito Web tipo vetrina, e del 4,5 per cento di quelle del tutto offline. Il 65 per cento delle PMI online-attive ha inoltre affermato di aver ottenuto vantaggi di produttività grazie a Internet, rispetto al 28 per cento delle online-passive e al 25 per cento delle offline.
Se non fosse che per confezionare uno studio ci vogliono ben più di poche settimane, si potrebbe rischiare di sentir parlare di studio ad orologeria : meno di dieci giorni fa le telco italiane avevano chiesto che a pagare per le nuove infrastrutture di rete fossero le grandi net company che creano di fatto la domanda, attirano traffico e per questo congestionano le linee remunerando non sui costi di connessione, ma sugli introiti pubblicitari offrendo per il resto servizi gratuiti ai netizen.
Il nuovo studio sembra dimostrare, velatamente, che i benefici della rete sono diffusi e non solo per le net company che sono state in grado di monetizzare a livello globale diventando multimilionarie. Senza contare che, al momento, in Italia si fa un gran parlare del giro d’affare in Rete.
Proprio sulle connessioni Mobile , fronte che più richiede nuove infrastrutture dato lo sviluppo dei dispositivi mobile e la paura di saturazione delle reti esistenti da più parti sollevato, si concentra inoltre lo studio: l’Italia da questo punto di vista parte avvantaggiata data la diffusione capillare dei cellulari e degli smartphone e il 3 per cento dei possessori già li utilizza per effettuare acquisti online (un dato in linea con i paesi europei maggiormente sviluppati quali Svezia e Gran Bretagna e superiore a Germania, Olanda e Francia) e il 10 per cento dichiara che intende utilizzarlo in futuro (Svezia e Gran Bretagna si fermano al 5 per cento). E proprio per questo potrebbe rappresentare un fattore determinante di crescita dell’Internet Economy in Italia .
Claudio Tamburrino