Roma – Banner non cliccabili di Cisco Systems, bollini “Microsoft Partner”, spot non cliccabili per Borland, nessuna garanzia nelle transazioni, prezzi stracciati e testi rubati: c’è tutto questo e forse anche di più nel sito internetflat.net, un sito che sembra a tutti gli effetti una truffa, sul modello del noto ricaricami.com.
Eh già, perché proprio come ricaricami.com offriva ricariche inesistenti per gli utenti di telefonia mobile, così internetflat.net offre pacchetti di connettività flat-rate a 20mila lire al mese. Ma nulla sul sito fa pensare che, una volta forniti tutti i propri dati e numeri di carta di credito, venga effettivamente attivato un abbonamento di accesso. Ma è anche evidente che, con la “fame” di connettività flat che c’è in Italia, in molti potrebbero essere indotti a crederci, di fatto finendo per offrire informazioni preziose a sconosciuti truffatori.
Il sospetto che qualcosa non va dovrebbe già saltare agli occhi arrivando sulla home page del sito. La prima cosa che viene presentata è una animazione flash con un testo dentro che rivela la sua origine, che non è certo un provider internet. Si tratta infatti di un’animazione pubblicitaria che compare sul sito della softwarehouse Impress Software , realizzata dalla stessa.
A far alzare il livello di attenzione dovrebbe contribuire anche la dicitura di “benvenuto” nella home page, nel quale si sostiene che “Internet Flat Provider” (IFP) è il “primo provider in Italia che permette l’accesso ad internet a costi zero!”. E si aggiunge: “Il sistema prevede l’utilizzo di un numero verde senza scatto alla risposta che ti collegherà direttamente al più veloce Backbone Europeo. Il servizio è attivo in tutta Italia e da tutti i cellulari Gsm”. Il tutto per la davvero incredibile cifra di 20mila lire al mese.
Nella pagina del Chi Siamo il sito propone un testo copiato pari pari, con pochissime modifiche iniziali, dal sito di Galactica . Si tratta della “storia” del fantomatico provider IFP. Una pagina fatta talmente male che i nomi “Galactica” e “Spal” (azionista Galactica) non sono nemmeno stati modificati per rendere più “realistico” il risultato. Ma tutto intorno campeggiano banner di Cisco e di IBM. Questi ultimi sono persino cliccabili, ma si ottiene invariabilmente un errore 404, “pagina non trovata”.
Le “fantastiche offerte” di IFP si trovano nella pagina Pacchetti , in cui si spiega come un utente privato per 240mila lire l’anno può avere: accesso via numero verde anche da cellulare, 2 caselle di posta elettronica, connessione ISDN a 128 Kbps, con un rapporto modem utenti di 1 a 5. Condizioni che cambiano minimamente per il pacchetto aziendale, il cui costo arriva alla sbalorditiva cifra di 300mila lire l’anno….
La pagina più pericolosa è però senz’altro quella del Sign-UP . Creata in pochi minuti con FrontPage Express 2.0, la pagina è un modulo di ordine e pagamento che chiede tutti i dati dell’utente, il tipo di pacchetto desiderato e, naturalmente, tutti i dati della carta di credito. La “transazione” che venisse posta in essere da un utente poco accorto avverrebbe su un server che non sembra offrire alcuna garanzia. I dati inseriti vengono infatti spediti ad un indirizzo email “katia.molinari@tin.it” che è anche l’unico indirizzo email pubblicato sul sito, alla voce “Contatti”. Indirizzo che Punto Informatico ha naturalmente contattato, senza ottenere però alcuna risposta.
Cliccando su “invia dati” nella pagina del “pagamento”, invece, si ottiene una risposta “esauriente”:
Congratulazioni!
Il Suo account sarà attivato entro 48ore previa verifica dei suoi dati e pagamento ricevuto.
Le sarà inviata una email di conferma all’attivazione dell’account con tutte le informazioni necessarie per effettuare il collegamento.
La ringraziamo per aver scelto Internet Flat Provider Solution
L’unica questione che rimane aperta è quella relativa all’intestatario del dominio, apparentemente creato lo scorso 24 agosto. Da una ricerca sullo WHOIS, infatti, internetflat.net risulta registrato dalla signora Kristi MacKenzie, di Phoenix, in Arizona (USA). L’indirizzo della MacKenzie è quello di un’agenzia assicurativa della capitale dell’Arizona.
Andando poi a “frugare” nei dettagli della registrazione, si trovano i riferimenti di tali “Antonio Bruno” e “Roberto Lacqua”, i cui indirizzi “fisici”, a Roma, appaiono chiaramente fasulli. Nello WHOIS appare un numero di telefono riferito ad entrambi i nomi; chiamandolo, si entra in un sistema di “ricarica automatica” dei cellulari TIM… Un ulteriore numero di telefono, di cellulare, riferito a Roberto Lacqua, non porta alcun esito ad una prima indagine: abbiamo provato a chiamarlo e chi ha risposto ci ha spiegato che abbiamo sbagliato numero…