Ha fatto solo recentemente il giro del web, ma sono numerose le fonti che hanno riportato alcuni stralci di una conversazione che Scam Detectives ha avviato verso la fine dello scorso gennaio, prima di concluderla agli inizi di questo mese. Un’intervista esclusiva, ottenuta perché resa volontariamente (e in maniera anonima) da quello che sarebbe ormai un ex-principe della cosiddetta truffa alla nigeriana .
L’articolo di Scam Detectives ci ha tenuto innanzitutto a precisare una cosa: sebbene la conversazione abbia avuto effettivamente luogo, non è stato possibile verificarne l’attendibilità, la veridicità. Ma ciò che è stato rivelato dal misterioso John (23 anni da Lagos, Nigeria) è sembrato a tutti sufficientemente attendibile. E utilissimo per capire determinati meccanismi di una delle operazioni di scamming più diffuse al mondo.
L’anonimo John ha dichiarato di essere cresciuto in Nigeria in una famiglia molto povera, introdotto in una cybergang già all’età di 15 anni. Un’occasione unica per aiutare i suoi genitori, data la ricompensa molto golosa per le sue precoci abilità informatiche oltre che per la sua buona conoscenza della lingua inglese. Due capacità fondamentali per contribuire alla causa di una frode elettronica da diffondere in tutto il mondo.
Alla base della piramide dello scamming alla nigeriana ci sarebbero quelli che sono stati chiamati foot soldier , ragazzini il cui unico compito è di raccogliere migliaia di indirizzi email. Raccolta che avverrebbe all’interno di guestbook e forum . Nel momento in cui la vittima designata risponde alla prima email, la responsabilità salirebbe di un gradino, ad una persona che conosce meglio sia l’inglese che i metodi per creare documenti d’identità fasulli.
E poi via via più in alto, fino all’utilizzo di un documento creato ad hoc per ritirare i soldi presso uno sportello Western Union . John ha spiegato che circa 10 persone su un migliaio abboccano al tranello, ma che solo una su 20 risposte porta di solito al guadagno fraudolento . La massima cifra ottenuta in questo modo, secondo John, è stata di 25mila dollari (circa 18mila euro).
Dopo aver illustrato alcuni dettagli sui suoi guadagni (che gli hanno permesso di comprarsi un’auto BMW), John decide di interromprere il flusso delle dichiarazioni, lasciando gli editor di Scam Detectives appesi, in attesa di nuove puntate. E una seconda parte è arrivata, pubblicata dopo quattro giorni.
Incalzato dagli editor del sito, John ha illustrato un passaggio successivo all’avvenuta frode informatica. Gli scammer farebbero finta di essere l’FBI o le autorità nigeriane per avvisare l’utente che i suoi soldi sono stati ritrovati. Ma che, per averli indietro, deve essere pagato un piccolo obolo. Ancora nelle tasche dei cybercriminali.
Nella terza e ultima parte dell’intervista, pubblicata agli inizi di febbraio, il misterioso John ha spiegato come è stato arrestato dalle autorità nigeriane, condannato a due anni di prigione. Successivamente, pare che il ragazzo sia stato impiegato nei reparti anti-scam delle stesse autorità, perché redento. Attualmente, John sarebbe impegnato in uno scambio a fini di studio e vivrebbe in Gran Bretagna.
Mauro Vecchio