Roma – Si allarga l’operazione della Polizia postale italiana contro i siti di aste online. Tra le comunicazioni e i verbali consegnati in questi giorni, infatti, uno è arrivato negli uffici della divisione italiana di eBay-iBazar, il più importante colosso internazionale del settore.
Per approfondire la questione, già affrontata su queste pagine con Bid.it, Punto Informatico ha incontrato Stefano Hesse, Communication Manager di eBay-iBazar Italia.
Punto Informatico: Anche eBay – iBazar ha ricevuto un verbale di accertamento e contestazione da parte della Polizia Postale. Cosa viene contestato? Ve lo aspettavate?
Stefano Hesse: Puntualizzo innanzitutto che eBay non ha ricevuto alcuna contestazione. Per quanto riguarda il documento inviato a iBazar, tale iniziativa ci ha sorpresi.
Oggetto della contestazione è l’ormai conosciuto articolo 18 del decreto legislativo 114 del ’98, che fa riferimento al divieto di “vendita all’asta realizzata per mezzo della televisione o di altri mezzi di comunicazione”, come cita il testo stesso. Argomento della contestazione: il fatto che, secondo chi ci ha trasmesso il verbale, iBazar possa rientrare in questa tipologia di attività.
PI: Questo è solo l’ultimo di una serie di verbali rilasciati in queste settimane, una vicenda di cui si è occupato per primo Punto Informatico. Come reagirà la divisione italiana del più importante “colosso” delle aste online nel mondo alla contestazione della Polizia postale?
SH: Come anticipato, eBay non avvierà alcuna attività di risposta in quanto non è stato oggetto di alcuna contestazione. iBazar agirà di conseguenza per rispondere a tale verbale di contestazione, in quanto riteniamo che tale articolo di legge non sia applicabile alla nostra attività. Agiremo in maniera molto semplice, e cioè facendo notare come i termini di interpretazione della contestazione non siano applicabili a quello che offriamo come servizio.
PI: Su queste pagine , i responsabili di Bid.it hanno affermato che le attuali disposizioni italiane in materia di aste online dimostrano la “superficialità con la quale il legislatore affronta i servizi della Società dell’Informazione”. Condividi questo giudizio?
SH: Nel condividere il giudizio di fondo fornito dall’esponente di Bid.it, vorrei far notare che l’oggetto della discussione non c’entra assolutamente niente con quello che facciamo. Questo non per una pecca del legislatore, ma semplicemente per il fatto che il decreto fa riferimento a una attività di vendita che è diversa da quella riferibile a siti come iBazar.
iBazar, come anche eBay e gli altri operatori del settore, fanno altro: mettono cioè a disposizione una piattaforma tecnologica per consentire a chiunque di vendere e comprare attraverso il metodo del prezzo dinamico. In questo sistema, sono le persone che decidono le modalità di vendita e acquisto, in un sistema che consente a ognuno di trarne i migliori benefici; in questo, iBazar ha solamente il compito di offrire sempre la migliore qualità possibile del suo apporto tecnologico e di servizio.
Devo dire comunque che non sono d’accordo con l’affermazione che questo è un esempio che denota la superficialità del legislatore in materia di Società dell’Informazione; penso invece che chi opera in questo settore come noi, dovrebbe prendersi una piccola parte della colpa e capire che probabilmente il vero problema risiede nella comunicazione. Seppur ritenendo che lo scenario italiano dovrebbe uniformarsi rispetto a quelle che sono le leggi degli altri Paesi membri della Comunità Europea in materia di commercio elettronico, penso che il “legislatore”, come viene definito, abbia molte cose da affrontare, e penso che sia compito degli operatori del settore, spiegare a fondo e in maniera dettagliata ai propri interlocutori istituzionali quali sono le peculiarità della propria attività e offerta di servizio al pubblico.
Solo facendo in questo modo, si chiariranno i dubbi e le inesattezze che stanno alla base di queste contestazioni. Credo nella buona fede di chi fa bene il proprio lavoro, si tratta di capirsi a fondo. Agiremo in questo senso.
Il problema che sembrerebbe essersi posto il Legislatore con queste norme è stato quello di reprimere il fenomeno delle frodi. Negli USA da tempo ci sono statistiche che individuano nelle aste online uno dei canali più utilizzati da quei truffatori che sfruttano internet per i propri “schemi”. Ti sembra che questa normativa serva a qualcosa contro questo fenomeno? E un sito come eBay-iBazar come affronta la questione?
SH: Le norme erano adeguate per quello a cui servivano. Il problema non risiede nel decreto legge, ma nella sua interpretazione applicativa, che è errata.
Un sito come eBay per esempio, rappresenta il più grande mercato on line del mondo, dove l’e-commerce trova la sua piena realizzazione. EBay garantisce una eccellenza di servizio ai propri utilizzatori anche grazie alla propria struttura di Regolamento e Sicurezza, o il proprio programma di Prevenzione delle Frodi. Inoltre: le statistiche vanno lette per il verso giusto. Il fatto che su eBay solo lo 0,01% delle vendite possa essere riconducibile a frodi, è sufficiente a far comprendere il livello di affidabilità del nostro servizio.
Su un piano più generale, a fronte di queste normative, o quelle sull’editoria, ti sembra che le leggi italiane siano adeguate a favorire lo sviluppo delle attività economiche su internet? Servono nuove leggi o serve un nuovo approccio culturale alla rete?
SH: Queste sono normative vecchie che utilizzano canoni interpretativi del passato per discutere di fenomeni del presente. E’ anche vero, tuttavia, che è difficile per il legislatore seguire la continua evoluzione della tecnologia e del mercato ad essa correlato, per cui si rivela fondamentale il nostro apporto conoscitivo.
Probabilmente serviranno nuove leggi, ma molto più facilmente basterà applicare in maniera utile ed efficace quelle già esistenti. Il che talvolta può voler dire non applicarle quando non servono a nessuno, o peggio rischiano di minare, seppure in parte, la reputazione di un mercato che rappresenta uno dei fenomeni più importanti della Net Economy, e che ha creato migliaia di posti di lavoro.
Nel nostro Paese l’approccio culturale alla Rete sta facendo notevoli passi avanti, e Internet sta finalmente diventando uno strumento utile per il day by day. Questo è successo, lasciamelo dire, anche grazie a servizi come il nostro. Proprio per questo motivo, dobbiamo renderci conto che oramai, aziende Web based con le dimensioni di eBay fanno parte del tessuto economico e sociale allo stesso livello delle aziende della cosiddetta old economy.
intervista a cura di Paolo De Andreis