La prima volta che parlammo dell’app IO su queste pagine era il 23 maggio 2018. Era quello il giorno in cui il Team per la Trasformazione Digitale gettò le basi di un progetto non certo privo di ambizione, perché in sé portava un principio oggi più che mai valido: digitalizzare il rapporto tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione potrebbe offrire vantaggi importantissimi nella quotidianità. E se questo era vero in una situazione di normalità, a maggior ragione è vero in questo momento del tutto particolare, ossia proprio ora che l’app viene ufficialmente rilasciata (in beta release) a distanza di quasi 2 anni da quel 23 maggio.
IO è in beta release
L’app IO è stata rilasciata in beta release sia su App Store che su Play Store. Questi i link per download e installazione:
Abbiamo mantenuto l’impegno di aprire a tutti la beta di #IOapp nei tempi previsti, dando inizio al percorso che – progressivamente – porterà i cittadini italiani ad avere dei nuovi servizi pubblici digitali, moderni e centrati sulle loro esigenzehttps://t.co/7naKTJKUmr
— IO, l'app dei servizi pubblici (@IOitaliait) April 20, 2020
Le beta release è un laboratorio di duplice valore: il servizio, erogato funzionalmente da PagoPA, è sperimentale tanto per le PA aderenti quanto per i cittadini che scaricano l’app. I cittadini che intendono accedervi devono, dopo aver installato l’applicazione, effettuare il login tramite CIE o SPID, potendo così avere immediato colpo d’occhio sulle opportunità disponibili. Attenzione, meglio non illudersi: con ogni probabilità l’esito sarà deludente. Ma occorre essere chiari: si tratta di una beta release, si tratta di un servizio sperimentale, si tratta quindi del primo vagito di uno strumento che si conferma promettente ma che è soltanto all’inizio del proprio percorso “pubblico”.
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Tempo e difficoltà
L’app rappresenta più che altro una piattaforma, un punto di unione standard tra Italia e italiani, sul quale la PA ha però il dovere di portare entrambi: questo è possibile soltanto attraverso un lavoro specifico presso le singole Pubbliche Amministrazioni locali, con i rispettivi servizi, le rispettive esigenze e le rispettive banche dati. Nel settembre 2019 il Team (passato nel frattempo dalla guida Piacentini alla guida Attias) lanciava l’appello alle PA: salite a bordo, perché solo con la sperimentazione si potrà procedere alla fase successiva.
Ad oggi sono molto poche le PA che hanno percorso i primi test nel retrobottega dell’app: Milano in capo a tutti, più una serie di piccole municipalità. Durante questa fase di beta release possono accedere dunque ai servizi solo pochi utenti di pochi comuni. Il rilascio dell’app durante questa fase complessa per la PA (anche’essa ormai rallentata pesantemente e tenuta in piedi grazie allo smart working) significherà aprire ai cittadini l’app senza tuttavia coinvolgerne di nuovi in virtù del fatto che nessuna municipalità può permettersi il lusso di dedicare risorse immediate a questo scopo.
Non appena saremo pronti a lanciare le nuove funzionalità legate all’emergenza Covid-19 nei primi territori pilota, lo comunicheremo sui nostri canali. Per restare aggiornati, iscrivetevi alla newsletter sul nostro sitohttps://t.co/7naKTJKUmr
— IO, l'app dei servizi pubblici (@IOitaliait) April 20, 2020
L’evoluzione di IO sarà dunque in fase post- emergenza, quando sarà più chiara l’utilità del servizio e quando per la PA inizierà davvero una fase di digitalizzazione massiva (se così non fosse, significherà che il Paese ancora non ha capito quali siano i colli di bottiglia che ne hanno rallentata la reazione).
IO in emergenza
L’app IO è stata pensata per consentire alle PA di offrire servizi agli utenti: che fossero per il pagamento del bollo auto, dell’IMU o del pulmino scolastico, il tutto si porta comunque avanti attraverso procedure standardizzate che tolgano lavoro ai singoli Comuni e che moltiplichino i vantaggi per i singoli cittadini.
Sebbene fosse scritto tra le righe, nessuno immaginava che altre questioni sarebbero presto state tirate in ballo: con l’arrivo dell’emergenza sanitaria, invece, IO è diventata possibile referente per reazioni emergenziali e, sebbene sia tutto ormai assolutamente tardivo, le esperienze di Milano e degli altri Comuni attivati potrà essere preziosa per il futuro.
L’Italia ha il dovere di accelerare sul fronte di IO e di giungere quanto prima ad un uso omogeneo in tutto il Paese, velocizzando quelle stesse pratiche che il Team Attias suggeriva in tempi non sospetti. La digitalizzazione non è la soluzione a tutti i mali, ma è lo strumento utile a facilitare l’adozione delle giuste soluzioni: dotiamoci dei giusti strumenti se vogliamo tornare a correre, come e più di prima. Sicuramente di più, certamente meglio.