Sette giorni fa esatti il via a quella che sarebbe stata la settimana del Cashback di Stato. Una corsa che corsa non avrebbe dovuto essere: ciò che nelle intenzioni non era stato concepito come un Click Day si è rivelato un ennesimo mezzo passo falso con malfunzionamenti e problemi manifestati anche nell’applicazione IO legata a doppio filo all’iniziativa.
Una settimana di Cashback e il picco dell’app IO
Il motivo del crash è ben spiegato dal grafico riportato di seguito che raffigura l’andamento dei download: si è arrivati a 872.892 nella sola giornata di martedì 8 dicembre e a una quota complessiva che oggi si attesta a poco più di 8,8 milioni (6,1 milioni su Android e 2,7 milioni su iOS). Di conseguenza le connessioni a IO per l’aggiunta dei metodi di pagamento attraverso i quali maturare il rimborso del 10% si sono concentrate in poche ore (fino a 6.000 ogni secondo) mandando in crisi l’infrastruttura.
Del tutto simile l’andamento delle autenticazioni all’app tramite SPID e Carta d’Identità Elettronica.
Smaltita l’enorme mole di richieste tutto sembra essere tornato a funzionare come testimonia la comparsa del conteggio delle spese legate al Cashback. Ricordiamo che possono servire fino a 72 ore prima di vederle nell’app.
Dunque, successo o fallimento? Né l’uno né l’altro. Le difficoltà incontrate erano almeno in parte prevedibili ed evitabili (la possibilità di registrazione al Cashback a meno di 24 ore dal via all’iniziativa non è forse stata la più felice delle idee) e l’efficacia della misura potrà essere misurata solo nel tempo.
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Ricordiamo che l’obiettivo è duplice: da un lato incentivare i cittadini all’uso dei pagamenti digitali consentendo loro di prendere confidenza con gli strumenti, dall’altra togliere di mezzo il contante anche per le piccole spese quotidiane contribuendo così ad assestare un colpo significativo alla piaga dell’evasione fiscale che finisce inevitabilmente per gravare sulle casse pubbliche e sulle tasche di tutti.