Home Assistant è una piattaforma open source per l’automazione domestica. Dopo oltre 10 anni dalla nascita è arrivato il momento di sfidare le Big Tech con la creazione della Open Home Foundation che gestirà oltre 240 progetti, standard, driver e librerie.
Privacy, scelta e sostenibilità
Home Assistant offre diversi vantaggi rispetto alle soluzioni per la smart home di Amazon, Apple, Google, Samsung e altre Big Tech, tra cui il controllo locale dei dispositivi (senza accesso al cloud) e il supporto di quasi ogni gadget, indipendentemente dal produttore o dal protocollo.
È quindi molto più flessibile, ma non offre la stessa semplicità della concorrenza. L’arrivo dello standard Matter permetterà a Home Assistant di diventare mainstream. La Home Open Foundation eredita ovviamente gli stessi principi: privacy, scelta e sostenibilità. Solo gli utenti hanno il controllo dei loro dati (l’eventuale uso del cloud richiede un consenso esplicito). Viene garantita l’interoperabilità tra i dispositivi e la loro gestione avviene tramite API standard e open. Infine è possibile utilizzare vecchi dispositivi, riducendo l’impatto ambientale.
Nel comunicato stampa è scritto che la fondazione è nata per “creare un argine al capitalismo della sorveglianza“. Attualmente il mercato è dominato da aziende che hanno un solo obiettivo: vendere nuovi dispositivi per compiacere i loro azionisti, mentre raccolgono i dati degli utenti a scopo di lucro.
Gli unici fondi arrivano da Nabu Casa, un’azienda fondata nel 2018 che offre un servizio cloud opzionale (7,50 euro/mese). Durante la presentazione del 20 aprile è stata illustrata la roadmap della piattaforma. Una delle novità è Home Assistant Work With, il programma per la certificazione dei prodotti compatibili che prevede una serie di etichette.