Apple non ha potuto soddisfare l’incremento della domanda prima di Natale, ma ora da Foxconn iniziano ad arrivare buone notizie. La produzione degli iPhone 14 Pro ha raggiunto il livello del 70% e i tempi di consegna sono in diminuzione. Rimane però l’incognita del COVID-19, alla quale si aggiunge anche il problema dell’eccessiva dipendenza dalle fabbriche di TSMC a Taiwan.
Apple tra due fuochi
La produzione degli iPhone 14 Pro nella fabbrica di Foxconn a Zhengzhou è stata fortemente rallentata dalle proteste dei lavoratori che non hanno accettato volentieri le restrizioni anti COVID-19 imposte dalla Cina (dovevano mangiare nei dormitori e seguire solo il tragitto casa-lavoro). All’inizio del mese, il governo ha abbandonato la politica “zero COVID”, lasciando maggiore libertà ai cittadini.
Foxconn ha quindi incrementato la produzione raggiungendo il 70% circa. Nella cosiddetta iPhone City lavorano oltre 200.000 persone e viene assemblato l’85% degli iPhone Pro. Non è noto quanti lavoratori sono risultati positivi al virus, ma sembra che alcuni di essi siano rimasti ugualmente in fabbrica (la Cina ha sospeso i test su ampia scala e il numero dei kit è basso).
La crescente diffusione del virus ha colpito l’intera catena produttiva, quindi è stata rallentata anche la consegna dei componenti hardware. Secondo TrendForce, Apple dovrebbe vendere circa 47 milioni di iPhone nel primo trimestre 2023, ovvero il 22% in meno rispetto allo stesso periodo del 2022.
L’azienda di Cupertino cercherà di spostare una parte della produzione in India anche per questioni geo-politiche. La Cina ha più volte minacciato di invadere Taiwan. Se ciò dovesse accadere, Apple rischia di perdere le forniture dei chip (tra cui il futuro A17 Bionic a 3 nanometri) realizzati da TSMC. La fabbrica in Arizona non avvierà la produzione di massa prima del 2024.