Se Apple ritarda con l’uscita sul mercato degli iPhone 4 bianchi, ci pensa un ragazzo di 17 anni a colmare il vuoto. Secondo quanto riportato nelle cronache d’Oltreoceano, Fei “Phil” Lam, diciassettenne newyorchese, avrebbe guadagnato 130mila dollari sul ritardo di Apple vendendo i kit utili a convertire gli iPhone 4 neri nella versione bianca .
In un’intervista via chat concessa alla stampa australiana , Lam si dichiara un fan di Apple pur senza possedere un iPhone 4 in quanto studente squattrinato. Per ottenere i fortunati kit, il giovane di origini asiatiche si è messo in contatto diretto con Foxconn (azienda che assembla i Melafonini) per richiedere l’importazione dalla Cina dei case bianchi.
Secondo i dati forniti dal diretto interessato, l’ammontare dei guadagni a oggi oscillerebbe tra i 60 e i 130mila dollari per un ricavo netto che si aggira sui 40mila dollari .
Tuttavia, come spesso accade in storie del genere, il media buzz si è rivelato, al contempo, fortuna e disgrazia. Sembra, infatti, che Lam abbia ricevuto una lettera da parte di un investigatore che lo avvisava di essere al centro di un indagine sulla vendita di parti rubate relative agli iPhone. Il detective in questione, alle dipendenze di una società specializzata nell’anticontraffazione e nella protezione dei marchi registrati, avrebbe minacciato una possibile azione legale se il ragazzo si fosse rifiutato di rispondere. Da parte sua, Lam ribadisce di non aver rubato nulla e, sebbene molti dettagli della sua versione dell’accaduto rimangano vaghi, ammette di essere stato lui per primo a mettersi in contatto con un giovane dopo aver ricevuto un messaggio spam che aveva come oggetto la vendita porta a porta di componenti di ricambio Apple. Rispondendo alla email per puro divertimento, si è invece trovato a contatto con il futuro fornitore di case, venduti per 279 dollari per ciascun kit.
Lam non avrebbe intenzione di interrompere la propria attività commerciale e starebbe pensando di contattare un avvocato, sostenendo di essere solamente un caprio espiatorio dal momento che, sempre secondo il giovane, online esisterebbero almeno altri due business simili al suo. Nonostante le minacce di azione legale, molti sostengono che definire l’operazione di Lam “vendita di beni rubati” sia un’accusa sostanzialemte debole: se davvero il ragazzo avesse avuto l’intenzione di compiere un furto, non avrebbe avuto bisogno di ordinare e pagare i pezzi sostitutivi a Foxconn, fornitore ufficiale di Cupertino. Se, infatti, Foxconn è impegnata nella produzione di elementi aggiuntivi per conto di Lam, l’accusa di furto appare alquanto discutibile: sarà semmai quest’ultima a dover giustificare, se venisse confermato, il perché della cessione di componenti della Mela a terzi non autorizzati.
Cristina Sciannamblo