Al ritorno da una cena in compagnia della moglie, Jason Chen (editor di Gizmodo ) ha trovato la propria abitazione invasa da agenti di polizia che, accompagnati da un mandato, avevano forzato la serratura dell’ingresso alla ricerca di “prove”: che alla fine dell’ispezione sono risultate essere quattro computer, due server e altro materiale informatico. Il tutto sequestrato e caricato su un veicolo della polizia di San Mateo County, in California.
La motivazione con cui gli inquirenti hanno dato il via all’azione nei confronti di Chen è quella di aver pagato 5mila dollari per entrare in possesso di quello che si è poi scoperto essere un prototipo di iPhone 4G, smarrito da un ingegnere Apple “su di giri” e successivamente arrivato nelle mani di Gizmodo , che ha colto la palla balzo forgiando lo scoop.
Quello che in principio poteva sembrare essere uno smarrimento apparentemente pilotato, per dare il via a una complessa campagna di marketing, si tinge ora di polizesco: una svolta che pochi avrebbero immaginato soprattutto dopo che Gizmodo aveva restituito il prototipo a Apple, su richiesta di quest’ultima.
Non è chiaro cosa stesse cercando la polizia nell’abitazione di Chen ma, secondo il rappresentante di Electronic Frontier Foundation (EFF) Jennifer Granick, “esistono leggi sia statali che federali che garantiscono l’inviolabilità degli strumenti di news gathering di giornalisti e reporter”. Granick ha proseguito spiegando che con questo atto di perquisizione, seguito da un sequestro, sarebbero stati violati sia il Privacy Protection Act che il suo equivalente californiano.
Il legal team di Gawker , che segue “rumorosamente” la faccenda, ha invocato l’applicazione della Shield Protection Law senza però ottenere successo, come spiegato dal viceprocuratore della contea di San Mateo Stepehen Wagstaffe: “L’indagine – ha dichiarato – è volta all’accertamento di chiunque abbia avuto a che fare con il telefono”.
Giorgio Pontico